Salute, dalla beneficenza alla ricerca

Roma e gli ospedali. La storia si perde nella notte dei tempi, da Esculapio che eresse il suo tempio sull’Isola Tiberina, all’ospedale di San Giacomo in Augusta nel 1339 – chiuso nel 2008 dalla giunta Marrazzo – passando per l’ospedale Santo Spirito, voluto nel XII secolo dai pellegrini sassoni in quella che fu la loro dimora. L’assistenza sanitaria nella nostra città è stata esclusivo appannaggio della Chiesa fino al XX secolo quando, nel 1968, il Pio Istituto di Santo Spirito cedette all’avanzata degli enti ospedalieri. Si abbandona così l’impronta caritativo assistenziale delle funzioni ospedaliere e con la legge 132 si rivoluzionano i nosocomi, che perdono la connotazione di enti con funzioni di assistenza e beneficenza. Molte sono le novità che il Novecento porta con sé in tema di edilizia e organizzazione sanitaria: l’integrazione degli ospedali pontifici con quelli dell’Italia umbertina e fascista. Si pensi, ad esempio al Policlinico e all’ospedale del Littorio, oggi San Camillo inaugurati, rispettivamente, nel 1903 e nel 1929. Poi il San Filippo Neri nel 1940 e nel 1957 il Sant’Eugenio, fino ad arrivare alle moderne realizzazioni del Sant’Andrea – previsto dal 1966, lavori iniziati nel 1974 e sospirata inaugurazione nel 2001 – del Pertini e del Grassi. E le istituzioni volute dall’Inps e dall’Inail, Forlanini e Cto nel 1934 e nel ‘42. Un pullulare di iniziative, cui si affianca un prepotente sviluppo delle tecnologie e dei progressi medico-scientifici. Dal dopoguerra agli anni ‘90 la sanità è vista come un investimento più che come un peso per l’economia. Tanto che la capitale vede, a completamento delle esigenze di salute dei cittadini, 5 importanti poli universitari pubblici e privati, 9 ospedali religiosi e altri istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs). Ci sono poi ospedali mono specialistici (orto-traumatologia, oftalmologia, odontoiatria, pediatria, un tempo pneumologia al Forlanini, lo Spallanzani per le malattie infettive) con peculiari servizi che attraggono pazienti da tutta Italia e reparti di eccellenza nelle aziende ospedaliere che soddisfano le esigenze di ampi bacini di utenza, con assistiti provenienti, in particolare da tutto il centro-sud Italia. Grande sviluppo hanno avuto negli ultimi anni importanti centri di ricerca come l’Ebri voluto da Rita Levi Montalcini, scomparsa di recente o il Campus Biomedico, gli Istituti fisioterapici ospedalieri (Ifo) specializzati per i tumori. Una presenza importante di strutture sanitarie, forse eccessiva oggi, considerata la diversa impronta che ha assunto una medicina sempre meno legata alla necessità di ricovero ospedaliero.

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