Salute mentale, la lezione di Basaglia
Un’esperienza all’avanguardia, quella della casa famiglia di Civitavecchia. Avviata nell’ottobre 2012 e inaugurata pochi mesi dopo, la struttura oggi accoglie due gruppi di persone la cui vicenda umana e assistenziale ha fatto da sfondo al corso di formazione per gli operatori della salute mentale e per tutti coloro che, a vario titolo, si occupano delle persone con disagio psichico. Presso la sala conferenze dell’Autorità portuale, il 4 dicembre scorso, la giornata di studio “Percorsi di guarigione nel campo della salute mentale”, ha preso le mosse dalle prime esperienze di Franco Basaglia, padre della legge 180 che dopo il 1978 rivoluzionò il mondo della psichiatria. Attraverso la ‘lectio magistralis’ di Giuseppe Dell’Acqua, erede del padre della riforma, è stata ripercorsa la storia della rivoluzione copernicana nel campo della salute mentale. Dalla prima assemblea, a Gorizia nel 1968, città in cui gli internati del manicomio, che erano stati annientati dalle pratiche di contenzione e dalla massiccia somministrazione di farmaci neurolettici, per la prima volta si misero a discutere dei propri bisogni primari e a formulare le loro proposte. Molto apprezzata dai duecento partecipanti, la possibilità offerta alle persone affette da malattia mentale di vivere in piccoli appartamenti mantenendo un legame vitale con il quartiere e la città. “Un modo per restituire la libertà e la dignità a persone per le quali troppo spesso, specie nella Regione Lazio, si ricorre come risposta con il ricovero improprio nelle cliniche psichiatriche”, ha affermato uno dei relatori al seminario. In aiuto agli ospiti, operatori debitamente formati e volontari che cercano di partire dai veri bisogni dei malati. “Non è necessario cercare risposte costose ed inappropriate – ha spiegato la presidente della Consulta regionale per la salute mentale Daniela Pezzi – occorre invece privilegiare quei servizi che non medicalizzano l’assistenza ma danno la possibilità alle persone di vivere una vita normale, svolgendo attività riabilitative con il supporto degli operatori e dei volontari”. Le cure territoriali rispondono a tali requisiti e danno risultati apprezzabili e l’esperienza delle case famiglia è stata esportata dalla Comunità di Sant’Egidio a Tirana, in Albania, togliendo dalla segregazione gli ultimi internati del locale ospedale psichiatrico.