San Filippo Neri: “Non siamo l’ospedale canaglia”.
Ecco la lettera di Sommella
Dubbi e polemiche ha suscitato la riorganizzazione della sanità regionale per cui il presidente-commissario Zingaretti, grazie allo sblocco di 270 milioni dal tavolo interministeriale, ha dovuto mettere in campo una razionalizzazione lacrime e sangue. Il taglio di circa 800 posti letto, la chiusura o declassamento di ospedali di eccellenza, presidi ceduti o assorbiti da altri enti o aziende senza colpo ferire, insomma una resa incondizionata al volere dei conti economici. Non ci sta il commissario del San Filippo Neri Lorenzo Sommella, che vede nella “trasformazione da Azienda a presidio della Asl Roma E” una immotivata penalizzazione. In una nota inviata a Nicola Zingaretti, al sub commissario Renato Botti e, per conoscenza, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, Sommella contesta il vero e proprio declassamento da attribuire, secondo le osservazioni regionali, al deficit prodotto dall’Azienda pari al 17 per cento del disavanzo regionale. “Non sarà un caso – scrive il commissario – se dai risultati di bilancio 2012 le aziende e i policlinici universitari sono in grave disavanzo: San Camillo 20 per cento, San Giovanni 13 e Umberto I il 10 per cento. Se il rapporto valore della produzione/costi – continua lo nota – è il più sfavorevole (60%) ciò accade perché il nostro fatturato è ridotto a causa di fattori estranei a comportamenti assistenziali e alla organizzazione interna”. Secondo Sommella, diverse sarebbero le cause del dissesto: il ridotto finanziamento (da 14,5 mln nel 2010 a 6,7 nel 2011) dovuto alla “retrocessione” del Dipartimento di Emergenza dal 2° al 1° livello, a minore complessità assistenziale, causa il decreto 80 di Renata Polverini. Si parla inoltre di ingiustificati abbattimenti tariffari dovuti a verifiche effettuate con “modalità desuete”; ulteriori abbattimenti attribuibili a inapropriatezza presunta più volte e invano segnalati agli organi competenti, che non avrebbero remunerato i reali costi sostenuti. “In poche parole – sintetizza Sommella – questa Azienda ospedaliera è tale senza essere remunerata come le altre aziende, senza contare poi gli effetti deleteri che ebbe sull’utenza l’annunciata chiusura dell’ospedale nel 2012, tanto da far ritenere ormai cessata l’offerta sanitaria con conseguente calo degli accessi”. Elenca poi il commissario i cospicui risparmi derivanti da una stringente applicazione della spendingreview, a offerta di prestazioni invariata e prova a far leva sui cospicui investimenti impegnati, per il San Filippo Neri a partire dal 2010, pari a oltre 36 milioni. Ma quest’ultimo aspetto per la Regione Lazio non è una novità anzi, gli investimenti andati a vuoto sono una costante di molte strutture regionali chiuse o declassate.