San Giacomo chiuso, non solo risparmi
Inchiesta della Corte dei conti sulla gestione del patrimonio immobiliare regionale e relativi costi
San Giacomo dieci anni dopo. Era l’11 agosto del 2008 quando la Regione Lazio, approvando la sua legge di bilancio, decretava la cessazione – entro il 31 ottobre dello stesso anno – “dell’attività sanitaria del presidio ospedaliero”. Una decisione dettata dalla necessità, si legge nel 66esimo comma dell’articolo 1 della norma, di riorganizzare e razionalizzare la rete ospedaliera pubblica e privata di Roma. Un provvedimento occultato dalla messe di decisioni assunte in fase “emergenziale”, come accade spesso in Italia, su cui non c’è a tutt’oggi, alcuna certezza di risparmio. Risale al 2013 lo stanziamento di 804.123 euro deliberato nell’ultima seduta della giunta Polverini “per il rifacimento in urgenza della copertura a seguito di rottura del manto per vetustà ed obsolescenza” ma il tetto continua a manifestare ancora segni di sofferenza. Così come sofferenti sono i bilanci della sanità, ancora gravati dalle spese che il gigante dai piedi di argilla continua a richiedere. Fino a qualche tempo fa oltre 150 mila euro l’anno, di cui 57 mila per “utenze ancora attive”, 43 mila per il “servizio manutentivo”, 24 mila per la “manutenzione straordinaria a seguito di interventi”, 25 mila per “smontaggio, trasferimento, reinstallazione di apparecchiature e componenti tecnici”. Ovvero una tac e una risonanza trasferite all’Eastman e al Nuovo Regina Margherita e fatte passare come intonse dagli amministratori regionali con l’immancabile inaugurazione. E spuntano, come sempre, fantasiose ipotesi che vorrebbero l’ex nosocomio riconvertito in residenza per anziani, la stessa indicazione che il 4 febbraio del 2009 l’allora governatore Piero Marrazzo – artefice della chiusura dell’antico ospedale – annunciò sui più diffusi quotidiani romani. Peccato sia passato un decennio inutilmente, con l’edificio vuoto, fatiscente, tanti anziani e malati di Alzheimer allo sbando e una indagine sui costi, da parte della Corte dei conti che probabilmente non approderà a nulla.