San Giacomo: uno spettro si aggira per il mondo
La vicenda dell’ospedale abbandonato in mostra a Venezia, una ribalta a livello internazionale
L’hanno chiamata “Il fantasma del Nolli”, ispirandosi al celebre cartografo della Roma settecentesca. Si tratta di una installazione sospesa nel vuoto, a evocare uno spettro, che sarà svelata soltanto all’apertura della 14^ biennale di architettura di Venezia il 7 giugno. Nella realtà è lo spettro dell’antico ospedale San Giacomo chiuso e abbandonato dopo “750 anni di onorato servizio” e importanti ristrutturazioni costate milioni di euro. Lo studio di giovani architetti “Startt”, con Simone Capra, Claudio Castaldo, Dario Scaravelli e Francesco Colangeli, mira a “immaginare il futuro e ripensare l’architettura dei commons e del welfare, in particolare della sanità in una biennale che, secondo il suo direttore l’archistar Rem Koolhas “guarda il passato per capire il presente”. Emblema della sanità dal medioevo all’età contemporanea, il nosocomio voluto dal cardinale Antonio Salviati e abbandonato in Patria, arriva a una ribalta internazionale come l’esposizione della città lagunare per far parlare di sé e riproporre una progettazione in linea con i tempi. “Abbiamo voluto verificare cosa vuol dire recuperare un resto urbano – spiega Simone Capra – e comprendere il ruolo che debbono avere le istituzioni. Il patrimonio è il cuore di una città intorno a cui questa si è sviluppata, ne costituisce la sua identità.‘Il fantasma del Nolli’ rappresenta le tensioni e i conflitti che attraversano l’architettura e gli spazi pubblici, quale forma fisica dell’infrastruttura urbana della città europea”. Di conflitti la chiusura del San Giacomo ne ha generati tanti. Così, considerata l’inerzia delle istituzioni per la riapertura del nosocomio, che gode di un vincolo di destinazione ad esclusivo uso sanitario, si è pensato di riaprire il dibattito sul suo destino. “Questo servirà a coinvolgere istituzioni pubbliche, cittadini e associazioni di settore in una riflessione sul concetto di bene comune – sostiene Oliva Salviati, erede del cardinale – darà l’opportunità di elaborare suggerimenti, idee e proposte sul futuro della struttura sanitaria”.
Nel ‘700 era ‘spazio dei cittadini’
Giovanni Battista Nolli, architetto e cartografo di Como di grande esperienza, nel 1736 si trasferisce a Roma, dove gli viene commissionata la realizzazione di una moderna mappa della città, che vedrà la luce nel 1748. Con minuziosa perizia, il Nolli, dopo accurati sopralluoghi e misurazioni, riporta un quadro fedele della Roma del tempo, portando a compimento il primo rilievo sistematico, mappa iconica nella storia della cartografia occidentale che descrive in bianco e nero la forma di una città, con gli spazi e le istituzioni pubbliche in bianco e le proprietà private in nero. L’ospedale San Giacomo viene registrato nella carta con il codice 476-480 quale spazio pubblico della collettività.