Uno spazio aperto e funzionale, in grado di accogliere l’utenza con tutti i comfort e agevolare nello stesso tempo il lavoro degli operatori sanitari.  Il Centro accoglienza fragilità sociosanitarie della Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, in rete con altri servizi della Sala operativa sociale (Sos) di Roma Capitale, favorisce l’avvio di percorsi di reinserimento e di accompagnamento sociale, consentendo di dimettere pazienti che possono proseguire le cure in ambulatorio o con attivazione del Centro di assistenza domiciliare. Nata un anno fa, l’esperienza ha fatto registrare ottimi risultati, con numeri del tutto soddisfacenti: dall’apertura a oggi, sono stati accolti 32 pazienti – nello specifico 26 dimessi e 6 attualmente ospiti nel centro – e altri 9 valutati e inseriti in altre strutture indicate dalla sala operativa sociale del Comune. Si tratta di una fra le prime esperienze del genere realizzate a Roma – la prima fu attivata nel 2010 presso l’ospedale Forlanini, poi chiuso dalla Regione Lazio – e si è avvalsa dei fondi previsti dal Programma operativo nazionale della città metropolitana. L’iniziativa, condivisa con la giunta capitolina attraverso il dipartimento Politiche sociali nell’ambito del progetto denominato “Sistema cittadino integrato di monitoraggio, accoglienza e inclusione”, ha disegnato le strategie di riduzione dell’emarginazione sociale delle persone senza fissa dimora, attraverso il potenziamento dei servizi sociali a loro rivolti.  Il centro è nato con l’obiettivo di garantire la continuità assistenziale, una volta terminato il percorso ospedaliero, e accogliere le persone fragili in un percorso dedicato, anche in caso di dimissioni protette. In linea con l’esperienza fin qui maturata, il 18 ottobre è stata presentata presso la Sala Folchi del San Giovanni Addolorata la buona pratica di integrazione sociosanitaria per l’assistenza ai più fragili, progetto avviato nel settembre 2022. Tra gli assistiti, ben 18 persone risultano essere state mai conosciute prima dai servizi sociali territoriali e dai servizi di assistenza. Questa è la peculiarità della esperienza: intercettare soggetti che per età avanzata o condizioni di salute compromesse avrebbero probabilmente fatto ricorso al pronto soccorso, andando ad appesantire le già insopportabili attese. “Uno spazio di assistenza, protezione, servizi offerti alla persona nell’arco delle 24 ore – dichiara Tiziana Frittelli, direttore generale dell’Azienda San Giovanni Addolorata – dove i senza dimora e in condizione di fragilità fisica, a seguito di ricoveri ospedalieri per malattie croniche e invalidanti possono ricevere una serie di interventi di natura sociosanitaria, volti al superamento della loro condizione di vulnerabilità, per l’avvio di percorsi di recupero ed integrazione sociale. Ringrazio la Regione Lazio e Roma Capitale, con cui abbiamo realizzato questa importante opera di integrazione sociosanitaria che vorremmo oggi proporre come modello da seguire. Ci piacerebbe che ogni ospedale potesse avere un centro come il nostro  per accogliere e curare i più fragili”. L’assessore alle Politiche sociali e alla salute di Roma Capitale Barbara Funari  auspica che l’esperienza possa essere replicata in altri presidi ospedalieri. “L’obiettivo è ora riuscire ad aumentare i posti – ha dichiarato – per garantire una continuità di assistenza ai senza dimora che necessitano di cure e di accoglienza dopo il ricovero ospedaliero, per proseguire il loro percorso di integrazione”. Non si sa se siano stati individuati spazi idonei. Di fatto, negli ospedali già stremati per la carenza di spazi e posti letto, sarà difficile pensare a una struttura siffatta. A meno che non si decida di impiegare strutture chiuse e a tutt’oggi inutilizzate.

 

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