Sanità, addio al commissario. Tra un anno
Nel 2019, salvo imprevisti, la Regione Lazio dovrebbe avere di nuovo un assessore alla Sanità
Canta vittoria Nicola Zingaretti, a pochi mesi dalle elezioni regionali può confidare sulla più volte annunciata fine del commissariamento della sanità del Lazio a cui si arriverà, salvo imprevisti, alla fine del 2018. In una conferenza stampa ha presentato quelli che reputa risultati lusinghieri: dalla fine del disavanzo ai conti in attivo, dall’abbattimento dei costi interni ed esterni al puntuale pagamento dei fornitori, con il saldo di atavici debiti. Fanno parte dell’elenco anche risultati legati all’offerta sanitaria, come la garanzia dei livelli essenziali di assistenza, la cosiddetta valutazione degli esiti ovvero i risultati di alcune prestazioni (infarto miocardico, frattura del collo del femore, parti cesarei, colecistectomia) in costante miglioramento e gli aumentati screening alla popolazione: mammografico, della cervice uterina, del colon retto.
Risultati soddisfacenti anche per la riduzione dei tempi di ospedalizzazione. Un percorso in discesa quindi? Sarebbe il caso di chiederlo ai cittadini, la cui percezione dei servizi sanitari forse non si allinea con le cifre diffuse dall’amministrazione regionale. Posti letto perduti, lise di attesa infinite, sovraffollamento in pronto soccorso, ospedali chiusi, colpiscono l’immaginario collettivo più dei numeri in attivo ma il governatore insiste puntando sugli investimenti in sanità, pari a 723 milioni e le 3.500 assunzioni tra il 2016 e il 2018, con i provvedimenti di stabilizzazione previsti dal governo grazie a un decreto del 2013.
La soluzione è nel pareggio di bilancio
Un decreto del 2011 prevede l’armonizzazione dei sistemi contabili con il ripiano del deficit
Contabilità sanitaria: tutto è cambiato a partire dal 2013. In linea con quanto disposto dal decreto legislativo 118 del 2011 “Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi” le regioni hanno dovuto adeguarsi ai principi previsti per la contabilità di Stato, incluso il “pareggio di bilancio” che la legge costituzionale numero 1 del 2012 ha reso inderogabile. È tutto indicato nella corposa relazione della Corte dei conti, sezione di controllo per il Lazio, relativa al rendiconto del 2015 che nel volume secondo analizza la situazione di Asl, ospedali, policlinici. In primo piano è la GSA – Gestione sanitaria accentrata – un organismo previsto dalla norma in oggetto, che consente alle regioni una quota di “accantonamento” dal finanziamento del Servizio sanitario regionale e il ricorso alla fiscalità aggiuntiva per ripianare il deficit. Così nel Lazio dal 2013, all’interno della quota denominata “entrate del fondo sanitario regionale”, compare la voce “assegnazione a GSA per il conseguimento dell’equilibrio economico delle aziende”. In sintesi, si coprono i deficit come stabilito per legge – e per Costituzione – sia con il “finanziamento indistinto” sia con la “fiscalità aggiuntiva”.