Sanità pubblica: dopo un decennio e passa di depotenziamento, definanziamento e sostanziale abbandono di politiche per rafforzarla, i difensori del Servizio sanitario nazionale tornano a farsi sentire. Lo fanno con una forte mobilitazione, che nel mese di giugno ha trovato il suo compimento e che vede, con uno stillicidio di iniziative, muoversi numerose sigle sindacali – dalla dirigenza al comparto – insieme ad associazioni di malati, di operatori, a società scientifiche e financo a gruppi religiosi. Una alzata di scudi mai vista in precedenza. Hanno battuto tutti sul tempo i rappresentanti di Usb, l’Unione sindacale di base, che il 14 giugno – giornata di mobilitazione della sigla per la difesa della sanità pubblica – con l’antico ma sempre efficace metodo della occupazione simbolica degli ospedali, hanno ottenuto l’impegno per l’assunzione di 29 ausiliari presenti nelle liste di collocamento. Con una piccola delegazione, che ha presidiato i locali della direzione generale dell’ospedale San Camillo di Roma, Usb è riuscita a farsi sentire dalla Regione Lazio e dai vertici del nosocomio sulla Gianicolense, assaporando una piccola ma significativa vittoria, in un settore avaro con i nuovi arruolamenti di personale. L’iniziativa ha preceduto di un giorno la grande mobilitazione del 15 giugno in 36 piazze di tutta Italia, promossa dai potenti sindacati della dirigenza medica e veterinaria, tra cui Anaao Assomed, Cimo, Cgil Medici, Uil Fpl, Aaroi, Fassid, Fesmec e molti altri, insieme ad associazioni di malati a cui seguirà sabato 17 alla Casa del popolo di Firenze, l’assemblea della “Rete dei congressi per la salute”, un cartello che da oltre un anno si è messo in movimento unendo, alle rivendicazioni generali per la difesa della sanità pubblica, contenuti molto più radicali per la tutela del diritto alla salute. Da ultima, ma non per importanza, la manifestazione nazionale del 24 giugno a Roma, indetta dalla Cgil con l’adesione di Anpi, Acli, Arci, Libera, Legambiente e molte altre sigle della galassia di sinistra, con la parola d’ordine del rispetto della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e, come sottofondo, l’opposizione al governo Meloni. “Curarsi è una corsa a ostacoli”, è scritto su uno dei tanti volantini della manifestazione, in cui si elencano tutte le richieste rivolte alla Regione Lazio: dall’assunzione di 10mila operatori a tempo indeterminato, alla stabilizzazione dei precari, dalla riorganizzazione dei presidi territoriali all’utilizzo di strutture sanitarie dismesse da anni – leggasi San Giacomo e Forlanini – dal potenziamento dell’assistenza domiciliare alla revisione delle cure primarie, con un maggiore coinvolgimento di cittadini, operatori, comuni, municipi, nelle scelte di sanità pubblica. (Nella foto: l’occupazione simbolica della direzione del San Camillo)

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