Sanità, bene comune gestito dall’alto

sirene dicembre-1Al di là dei risultati tangibili – una decina di risoluzioni approvate – il Consiglio straordinario sulla sanità un merito l’ha avuto: ha dimostrato che le politiche della salute non possono essere amministrate dall’alto, vanno condivise con i cittadini. In molti si aspettavano l’istituzione della commissione speciale d’inchiesta sulla malasanità. Troppo vivo è ancora il ricordo degli ultimi, crudeli episodi che hanno visto una piccola bimba perdere la vita durante un intervento, un dipendente dell’ospedale San Giovanni di Roma deceduto dopo aver eseguito un’autopsia, altri pazienti, sempre nello stesso nosocomio, infettati per un’operazione, un ragazzo cui non fu diagnosticato per tempo un tumore osseo alla clinica Nuova Itor e non andiamo avanti per pudore. Chi, fra noi, non è incappato nell’ultimo anno in un disservizio, un problema, un episodio di disorganizzazione nella sanità regionale si faccia avanti. E allora, ben venga il Consiglio straordinario, per ricordare ai nostri amministratori che la salute è un diritto, costituzionalmente garantito e la sanità – organizzazione che dovrebbe tutelarla – è un bene comune come l’acqua, il suolo, l’aria che respiriamo. E come tutti i beni comuni, non può essere gestita da un’oligarchia né essere scarnificata da una falsa aziendalizzazione che mette al primo posto la partita doppia rispetto al diritto alle cure di tutti, indipendentemente dal reddito o dalle conoscenze.

Abortita la commissione speciale d’indagine, si pensi ora a strumenti idonei a monitorare lo stato delle nostre Asl, ospedali, policlinici e istituti di ricerca. Si provveda anche a sanzionare chi ha dissipato il patrimonio a causa di una gestione poco oculata. Il nuovo modello di sanità regionale, per affermarsi deve segnare un cambio di passo che finora è mancato. Sono state approvate risoluzioni sulla trasparenza, sulla sanità digitale, su una regolamentazione della libera professione aziendale – la cosiddetta intramoenia – e altre ancora. Non sappiamo che ricadute avranno sulle strutture sanitarie regionali. Di sicuro, durante il dibattito, è emersa la volontà dei consiglieri e portavoce, di ricondurre le decisioni che coinvolgono i cittadini dalle stanze dei bottoni all’assemblea elettiva che dovrebbe rappresentarli. Entro metà dicembre avremo i nuovi direttori generali: si cominci da lì a innovare. Dal 2014 tutto potrebbe essere diverso oppure restare tale e quale ad oggi. Dipende dal coinvolgimento nelle scelte dei veri protagonisti della sanità: i cittadini utenti.

 

Commenti Facebook:

Commenti