“Salvate il servizio sanitario nazionale”, è l’appello di quattordici personalità della comunità scientifica italiana, alcune attive in prestigiose istituzioni private, che da alcuni giorni primeggia, tra le notizie diffuse dai media, a reti unificate. Contrariamente alla scarsa attenzione che suscitò analogo appello, promosso nel 2022 dall’eminente oncologo Francesco Cognetti – in collaborazione con il Forum delle trenta società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiai (Fossc) da lui coordinato – il grido d’allarme dei quattordici ha dato vita a un acceso dibattito sul futuro della nostra sanità, non estraneo a strumentalizzazioni politiche. Nulla da eccepire sulle preoccupazioni espresse per un Servizio sanitario nazionale privato, tra il 2012 e il 2019, di ben 37 miliardi con l’eccezione dei maggiori fondi elargiti in periodo pandemico. “Nulla sarà come prima” fu il ritornello di quei tragici anni ma purtroppo, attualmente, tutto è peggio di prima non tanto per il Fondo sanitario nazionale addirittura aumentato rispetto al passato, quanto per gli irrecuperabili tagli che lo stesso Fondo subì negli anni in cui la scure si abbatteva su letti e ospedali come se tutto fosse consentito. Urge sicuramente adeguare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale agli standard dei Paesi europei, che in media è dell’8% del Pil contro il nostro striminzito 6,2 ma dai luminari, oltre che all’esortazione a una sanità da finanziare, ci saremmo aspettati una riflessione sulla sanità da ripensare. Ci permettiamo di dissentire dalla reale età della gloriosa Riforma sanitaria del 1978. La indimenticata legge 833 non ha compiuto 45 anni. La normativa è mutuata dal Rapporto con cui, nel 1942, l’economista esperto di politiche sociali William Henry Beveridge presentò un modello di sicurezza sociale con assistenza ai cittadini “dalla culla alla tomba”, che dette vita alla successiva riforma sanitaria britannica del 1949. Ė ipotizzabile proporre ancora tale schema, con tutte le innovazioni, i progressi della scienza, i cambiamenti della società, dell’aspettativa di vita e financo delle patologie? La sanità è un sistema complesso che richiede un approccio altrettanto articolato. Ė facile e di immediata comprensione migliorare in presenza di maggiori risorse. La realtà però è un’altra. Forse non tutte le risorse impiegate sono investite in modo oculato. Per questo, chiediamo ai luminari uno sforzo in più: ci illuminino sulle soluzioni da apportare immediatamente, insistendo su una indispensabile modifica della architettura istituzionale di Asl e ospedali in cui, più che al diritto alla salute si bada all’equilibrio del bilancio.

 

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