Sanità decimata: il 13 ottobre tutti in piazza
Stop alle cure in emergenza. Manifestazione a Gaeta contro il taglio dei punti di primo intervento
Anagni, Sezze, Sabaudia: la sanità provinciale è “in chiusura programmata”. Per molti punti di primo intervento – presidi sanitari ‘a tempo’, nati nel 2015 in base al decreto ministeriale 70 – è arrivata la scadenza e la Regione Lazio si avvia alla soppressione entro il 31 dicembre attivando, in sostituzione, una ambulanza medicalizzata del 118.
Un salto di qualità “all’indietro”, sostengono i rappresentanti dei comitati in lotta, da Anagni a Sezze e i cittadini di Sabaudia, con un’unica parola d’ordine. “difendiamo il diritto alla salute”. “Ciò che si chiede è l’assistenza in emergenza – insistono i cittadini – questione di vita o di morte, in aree gravate da una viabilità difficile e lunghe distanze con il pronto soccorso più vicino”.
Così, il 2 agosto nella città dei Papi con corteo di 3mila persone, come a Sezze e poi a Sabaudia, i residenti si sono fatti sentire in difesa dei servizi essenziali, in un territorio di 200mila residenti – sommando le tre realtà – che raddoppiano in estate. Una morte lenta è quella dell’ospedale setino “San Carlo”, annunciata dalla chiusura di ostetricia e molti altri reparti, dal non utilizzo di due sale operatorie costate milioni e mai aperte, dall’indifferenza seguita al crollo di un’ala del nosocomio ancora pericolante. Come ad Anagni e Sabaudia, anche a Sezze è partita la raccolta di firme e dall’assemblea del 6 settembre è ventilata la proposta al ministro della Salute Giulia Grillo di una revisione del decreto 70 che dal 2015 sta creando un “deserto sanitario” nei territori del Lazio.
Da ambulatorio ad ambulanza: è la ‘rimodulazione’
Le norme del decreto del ministero della Salute – gestione Lorenzin – per l’emergenza in provincia
È il 70, il numero del decreto del ministero della Salute che dal 2015 prevede l’attivazione di PPI (punti di primo intervento) per l’emergenza nelle province in cui si stanno “riconvertendo” gli ospedali per acuti in presidi postacuzie. Da sostituire, a processo ultimato, con una “postazione medicalizzata del 118”. Un’ambulanza. Il tutto in nome della “rimodulazione” a colpi di decreto, trasformazione della sanità secondo i “Programmi operativi”, corposi documenti regionali aderenti al piano di rientro dal deficit con i discussi tagli lineari.