Non si ferma l’ondata di violenza nei confronti dei sanitari. Dopo gli inquietanti episodi in Campania e in Puglia, la scorsa notte è stata la volta del Policlinico Umberto I di Roma. Qui, in pronto soccorso, un 38enne di origine somala, mentre era in attesa del consulto per un mal di schiena, ha fatto irruzione nella sala visite  aggredendo medici e infermieri. L’uomo è stato fermato soltanto dopo l’intervento dei carabinieri, che lo hanno denunciato per interruzione di pubblico servizio. Sul tema è intervenuto il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma e provincia (Omceo) Antonio Magi che, pur condannando gli atti di violenza, che vedono vittime in maggioranza donne, ha posto l’accento sull’organizzazione attuale della sanità. “Si arriva già esasperati davanti al medico o all’infermiere di turno – ha dichiarato all’agenzia Dire – e la trafila inizia dalla chiamata per i soccorsi, che si traduce poi nei tempi biblici di attesa per la visita e passa per la difficoltà di avere tempestive e corrette informazioni sulla salute del proprio congiunto affidato all’ospedale”. Il presidente ha invocato un “sistema fluido, chiaro, trasparente e meno burocratico, con un numero di professionisti adeguato e visite da non effettuare mai da soli”. Un altro aspetto da tutti trascurato ma di fondamentale importanza, dovrebbe essere la presenza di un mediatore culturale in presenza di persone provenienti d paesi stranieri, così come fondamentale è l’attivazione del posto di polizia, per cui da tempo, in accordo con il ministero dell’Interno, si sta procedendo a un potenziamento. Per Magi, comunque, il tema della violenza ai sanitari dovrebbe essere affrontato fin dalla più tenera età “con lo studio dell’educazione civica a scuola, per insegnare ai bambini il rispetto del prossimo”. Antiche consuetudini che si spera possano tornare di moda, così come il medico di famiglia che, come ricorda il presidente “godeva di fiducia e stima, in uno scambio reciproco con la famiglia degli assistiti”. Tempi in cui il dottore arrivava a casa e “aveva il caffè offerto e gli asciugamani puliti”, ricorda Magi. Oggi, le uniche armi di prevenzione sono la denuncia d’ufficio da parte della struttura teatro delle aggressioni, insieme all’inasprimento delle pene. Strumenti per cui Omceo si è impegnata, insieme alla Regione Lazio e alla Federazione centrale dell’Ordine. Perno fondamentale, per il presidente, resta la corretta organizzazione sanitaria, “affinché si ricrei il rapporto di fiducia tra cittadini e professionisti della sanità”, chiosa il presidente.

 

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