Sanità e comunicazione: obiettivo salute
Comunicazione e salute, un binomio inscindibile. Per questo, la data del 4 marzo segna una tappa importante nella vita delle istituzioni sanitarie. Su impulso di Federsanità Anci, in collaborazione con Pa social, a partire da venerdì si sono riuniti gli “Stati generali della comunicazione per la salute”, un evento di due giorni che ha visto a confronto, al Policlinico Umberto I di Roma, comunicatori, giornalisti, social media manager, opinionisti e professionisti del Servizio sanitario nazionale da tutta Italia che, oltre a interrogarsi sul ruolo assunto per informare la collettività sui temi della salute, hanno messo sotto la lente d’ingrandimento la comunicazione negli ultimi due anni, alle prese con una pandemia che ha rivoluzionato il linguaggio di media, esperti e amministratori delle istituzioni sanitarie. Il convegno visto come “momento di riflessione – ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza – che consentirà di elaborare spunti da prendere in considerazione”. Ottimo proponimento, a cui dovrebbero seguire azioni conseguenti volte, per dirla con Filippo Anelli, presidente di Fnomceo, Federazione degli Ordini dei Medici, “a utilizzare la comunicazione per raggiungere obiettivi di salute”. Immediato, il pensiero va agli eventi del terribile biennio appena passato e immaginiamo per un istante, a come si sarebbe potuto affrontare l’incombere della malattia da Covid-19 se, oltre all’encomiabile lavoro svolto dai comunicatori all’interno di aziende sanitarie e ospedaliere, policlinici, istituti di ricovero a carattere scientifico, fosse stata a disposizione una rete di comunicatori sul territorio, coordinati dalle Regioni e presenti in tutte le Asl e ospedali, impegnati a trovare un raccordo tra i pazienti malati e isolati nelle proprie case con i medici di famiglia, con le Usca – team abilitati alle cure domiciliari anti Covid – o a informare capillarmente le grandi aggregazioni di cittadini: centri anziani, gruppi sportivi, comitati di quartiere e varie realtà di base per istruire inizialmente, sulle buone pratiche da seguire per scongiurare il contagio e, successivamente, sull’importanza della vaccinazione e sulle interazioni (che pure esistono) degli antidoti al virus con l’organismo. Sugli “spunti da prendere in considerazione” del ministro, ci piacerebbe sapere cosa ne pensano le Regioni, da cui arrivano le nomine dei direttori generali di Asl e ospedali i quali, a loro volta, organizzano i vari uffici di comunicazione, uffici stampa, uffici delle relazioni esterne, financo uffici marketing, individuandone i responsabili tra variegate figure: portavoce, capo ufficio stampa, addetto stampa, il responsabile dell’Urp, dei rapporti con il pubblico, delle relazioni istituzionali e similari, secondo la soluzione fantasiosa rimessa alla discrezionalità del manager di turno o a elementi esogeni, ignorando totalmente quanto disciplinato dalla legge 150 del 2000 sulla comunicazione istituzionale, snobbata per decenni che oramai ha fatto il suo tempo. Per questo è assolutamente apprezzabile l’impegno di Federsanità Anci e della presidente Tiziana Frittelli, che si è espressa proprio in favore di una “salute che Federsanità ha voluto fortemente collegare sul territorio”. Si pensi, ad esempio, all’effetto che potrebbe avere una comunicazione diffusa, capillare, immediata sui servizi sanitari di prossimità, il corretto accesso a un centro prenotazioni, a un ufficio amministrativo, a un poliambulatorio. Ben venga quindi, l’impegno a mettere al centro il tema della comunicazione sanitaria, conferendo alla stessa dignità istituzionale e, si auspica, favorendo una attività essenziale quale quella dell’informazione ai cittadini, della comunicazione con i media e con gli “stakeholder”, attraverso il supporto di un corpo normativo che definisca con nettezza ruoli e compiti di giornalisti, comunicatori, portavoce e altre figure professionali appartenenti al variegato mondo delle relazioni umane. (Nella foto: Tiziana Frittelli, presidente Federsanità)