Sanità e violenza: la risposta è la prevenzione
Ceccarelli, segretario Coina, punta sulla riorganizzazione territoriale sgravando il pronto soccorso
Aggressioni ai sanitari, la soluzione ci sarebbe ma continua a essere ignorata. Lo sostiene con convinzione Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina, sindacato delle professioni sanitarie, critico nei confronti delle soluzioni proposte finora che definisce “un palliativo”, convinto che l’unico rimedio sia racchiuso in una nuova organizzazione del servizio sanitario. “È il momento di intervenire con misure vere, preventive e non solo repressive – dichiara – le aggressioni devono essere arginate ma non è sufficiente quanto finora proposto, come l’inasprimento delle pene o l’arresto in flagranza di reato”. Per il segretario si tratta di interventi postumi, che non prevengono le efferate azioni violente mentre, la vera soluzione, è racchiusa nel “ripensare completamente l’organizzazione del servizio sanitario – insiste Ceccarelli – è necessario rilanciare il territorio e alleggerire il carico insostenibile sui reparti di emergenza-urgenza, oggi al collasso totale”. Secondo il segretario si deve intervenire “sul cuore della crisi, ovvero l’assenza di una sanità di prossimità”, condizione che induce il cittadino assistito a “considerare il medico, l’infermiere, il tecnico-sanitario non più come un punto di riferimento ma come un simbolo del fallimento delle amministrazioni”. Una caduta di fiducia alla base del carico insostenibile di richieste sui reparti di emergenza-urgenza “oggi al collasso totale”, tuona ancora Coina. “Non si può più vedere il pronto soccorso trasformato in polveriera mentre la sanità territoriale rimane un deserto”. Sarebbe proprio la mancanza di alternative a determinare, secondo il segretario, la situazione attuale. Per questo, invoca investimenti certi, un piano per riorganizzare ospedali e reparti e un rilancio concreto del territorio. Chissà se le innovazioni previste con il Pnrr saranno in grado di raggiungere l’obiettivo.