In linguaggio tecnico, si chiama “Monitoraggio della qualità dei servizi erogati e della quantità dei Lea” e non è altro che la valutazione di come e in che misura le Regioni italiane, inclusa la provincia di Trento, abbiano garantito le prestazioni sanitarie ai cittadini attraverso le Asl e gli ospedali. L’analisi operata da un organismo tecnico del ministero della Salute – il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza (Lea) – deriva da una serie di indicatori, ricavati da complessi meccanismi, che si soffermano su tre aree essenziali del servizio pubblico: la prevenzione, gli ospedali, la sanità territoriale erogata dal distretto. Una triade che sembra ricalcare quelli che furono i fondamenti della prima, grande Riforma sanitaria, la legge 833 del 1978 che poneva quali cardini di un servizio universale, equo e gratuito, appunto la prevenzione, la cura e la riabilitazione. I risultati, che prendono in esame l’anno 2023, sono misurati con indici che vanno da 0 a 100 con soglia minima a 60 e non rivelano grandi sorprese: al Nord, tranne la Val d’Aosta, i dati sono i  migliori con il Veneto che spicca. Tra le prime dieci regioni, nove sono collocate tra centro e settentrione e per il sud appare la Puglia, soltanto al decimo posto della classifica. la Lombardia si colloca settima, non senza qualche polemica da parte dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso, che per dimostrare i livelli di eccellenza comunque raggiunti, si affida alla classifica dei migliori ospedali del mondo – la ‘World’s Best Hospitals’ di Newsweek – puntualizzando che tra le sette ‘strutture specialistiche’, ci sono tre realtà lombarde: il Centro Cardiologico Monzino, l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Istituto Nazionale dei Tumori”, fatti concreti secondo l’assessore “non polemiche pretestuose o artefatte, considerati i pazienti che arrivano da tutta Italia e da ogni parte del mondo per farsi curare in Lombardia”. “L’eccellenza delle nostre strutture viene confermata da osservatori internazionali neutrali e indipendenti” ribadisce Bertolaso, che insieme al presidente Attilio Fontana, si rivolge polemicamente a chi ignora “i dati che contano, che dovrebbe leggere attentamente, e a chi tenta di attaccare l’eccellenza del nostro sistema sanitario regionale”. Nessuna polemica ma tanta soddisfazione invece da parte di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che apprezza la valutazione sui Lea del ministero della Salute, “la più autorevole e indiscutibile delle fonti” che colloca al primo posto il territorio della Serenissima con un punteggio di 287,1 ottenuto dalla somma degli standard di prevenzione, distretto e ospedale. “È la conferma positiva del grande lavoro portato avanti in questi anni – insiste il governatore – e ci sono ancora margini di miglioramento”, puntando l’attenzione sui progressi fatti nella prevenzione con gli screening, i distretti territoriali e gli investimenti in macchinari di ultima generazione che impegnano ogni anno l’amministrazione per 70 milioni di euro, garantendo sempre l’equilibrio di bilancio. Un buon viatico per l’autonomia differenziata, considerato che la sanità è affidata al 90% alla gestione regionale. La dimostrazione, per il governatore, “che è possibile pensare all’equa suddivisione del benessere anziché a quella del malessere”. Superato il guado della pandemia, attraverso l’oculato impiego delle risorse, è possibile garantire servizi di qualità ai cittadini, nonostante le difficoltà.

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