Sanità: etica e trasparenza. Non bastano le norme

bissoni“Non solo corruzione, anche il cattivo uso delle risorse è doppiamente inaccettabile perché incide direttamente sul diritto essenziale di accesso alle cure”. Lo ha dichiarato il presidente di Agenas Giovanni Bissoni, nel corso del convegno “Trasparenza, legalità ed etica nel Servizio sanitario”, che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti delle istituzioni, direttori generali di Asl e aziende ospedaliere, esperti, amministratori e una folta rappresentanza della società civile, dal gruppo Abele a Libera, passando per l’Ispe (Istituto per la promozione dell’etica in sanità). Trasparenza, legalità, etica, un trittico di valori divenuti un “must” per le aziende non solo sul piano della pulizia morale ma, soprattutto, perché ci si è resi conto che la corruzione costa. Tra il 5 e il 6 per cento della spesa sanitaria se ne va in malaffare e questo, la sanità in perpetuo deficit non se lo può più permettere. Un totale di 5 o 6 miliardi andati in fumo, o meglio, nelle tasche di corrotti e faccendieri per i quali ormai si starebbero preparando tempi duri. Le norme a contrasto – la legge 190 del 2012 e il decreto 33 del 2013 – si pongono, rispettivamente a contro la corruzione e favoriscono gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. Ma non basta. C’è anche chi sostiene, come lo stesso Bissoni e il direttore della programmazione del ministero della Salute Francesco Bevere, che la materia debba essere inserita nel Patto della Salute in fase di approvazione, per orientare le azioni di supporto a Regioni e aziende. Lotta senza quartiere quindi, in un Paese collocato tra quelli più corrotti dove, vuoi per l’eccessivo numero di regole, vuoi per la discrezionalità affidata ai vertici aziendali e anche per la frammentazione regionale – come hanno sostenuto i rappresentanti della società civile – tale battaglia inizia dal controllo e dalla trasparenza. Obiettivi che sembrano raggiunti nel 92 per cento di Asl, aziende ospedaliere e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Sotto la lente d’ingrandimento dei censori del sistema sanitario, in primo luogo i programmi di ricerca, le liste di attesa, gli accreditamenti, il rimborso agli erogatori dei servizi, settori delicati in cui è lasciato ampio spazio alla discrezionalità.

 

Trasparenza e ricerca, l’Agenas si adegua

Elencati sul sito tutti i collaboratori incaricati dei programmi di ricerca e relativi compensi

 L’Agenzia per prima si adegua ai dettami della normativa. L’ente, con personalità giuridica di diritto pubblico, svolge un ruolo di collegamento e di supporto decisionale per il ministero della Salute e le Regioni, sulle strategie di sviluppo del Servizio sanitario nazionale, in linea con gli indirizzi della Conferenza Stato-Regioni. Un organo tecnico-scientifico che fa della ricerca il perno della propria attività, tanto da affidare a esperti esterni vari programmi di collaborazione. Cliccando su “Amministrazione trasparente” sezione collaboratori e consulenti, si accede a tutti i dati relativi alle collaborazioni “nell’ambito di programmi, accordi, progetti di ricerca”. Il settore ha certo risentito delle restrizioni degli ultimi tempi. I professionisti esterni infatti, da 258 del 2011 con una spesa – soltanto per il primo semestre – di 1.924.890,27 euro, sono arrivati ai 199 del 2013. Numerosissimi i programmi di ricerca, monitoraggio, valutazione delle attività sanitarie come numerosi sono gli incarichi di supporto amministrativo, contabile, informatico e operativo a tali ricerche. Spulciando tra acronimi e misteriose sigle, si scopre che esiste perfino un Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici.

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