Sanità in crisi, la ricetta dei medici stranieri
Aodi: “Snellire il pronto soccorso, ricostruire la sanità territoriale e potenziare le cure domiciliari”
Sul decreto e disegno di legge taglia liste di attesa, si esprime Foad Aodi (nella foto), presidente di Amsi, Associazione medici stranieri in Italia e di Umem, Unione medica euromediterranea: “Il nodo delle scarse risorse a disposizione, che in queste ore preoccupa Amsi, così come Regioni e sindacati, è uno scoglio di non poco conto ma va dato atto al ministro Schillaci di averci messo la faccia e di voler fare il massimo per risolvere il problema”. Per il professore, da anni impegnato per la difesa dei diritti dei medici stranieri in Italia e per la tutela della salute nelle strutture pubbliche, nonostante siano stati fatti passi in avanti “non siamo di fronte alla svolta che ci attendevamo e comprendiamo perfettamente la preoccupazione che regna sovrana, nell’interesse della qualità della tutela della salute della collettività. Occorre maggiore coraggio – continua Aodi – mettendo in atto un piano risolutivo per arginare le fughe dei professionisti sanitari all’estero, cominciando da una valorizzazione economico-contrattuale per non privarci delle nostre migliori eccellenze”. E detta le sue proposte, che da anni rende note attraverso una costante comunicazione: “snellimento della burocrazia, coinvolgimento dei professionisti stranieri che rappresentano una risorsa preziosa, formazione, ricerca, rilancio della professione medica e ricambio generazionale”. Aodi torna poi sulle criticità del servizio sanitario, “che è reduce da anni e anni di cattive gestioni, tagli e austerità” e propone l’estensione del Decreto Cura Italia – che consente ai medici stranieri facilitazioni per l’accesso alla professione nel servizio sanitario pubblico – oltre il 31 dicembre 2025, per evitare la chiusura di reparti privi di risorse umane. Un ulteriore insidia per la sanità pubblica italiana è costituita dall’attrattività dei Paesi del Golfo che arrivano al 10 del Pil per la sanità e richiamano molti nostri professionisti nelle loro strutture, esodo che ci suggerisce di adeguare il nostro Fondo sanitario nazionale, portandolo a livelli vicini alla media europea e mediorientale. Un’ultima invocazione, il fisiatra Aodi la rivolge affinché si guardi alla sua specialità come punta di diamante della nostra sanità, sia nel pubblico che nel privato e che troppo spesso, nonostante “l’elevata qualità nelle prestazioni, spesso è vittima di ingiuste discriminazioni, nonostante la fisiatria sia sempre più richiesta causa il costante invecchiamento della popolazione, con le patologie ossee che ne conseguono”. In sintesi, il presidente Amsi e Umem detta un’agenda ai responsabili politici, in nome dei sanitari stranieri in Italia, una folta rappresentanza di 100mila professionisti, che in una fase di difficoltà di Asl e ospedali colmano le gravi carenze di personale. (Agr)