Disciplinata dalla legge regionale numero 17, approvata il 30 novembre 2021 e pubblicata, due giorni dopo nel bollettino regionale, la mega-azienda che assumerà un ruolo cardine nella gestione della sanità del Lazio finalmente prende corpo, con tanto di uffici, dirigenti, funzionari, strutture e completa autonomia amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile, gestionale. Lo ha annunciato il presidente Francesco Rocca in conferenza stampa, riferendosi al ciclone che ha colpito l’ente territoriale, relativo alla indagine della Corte dei conti, che avrebbe portato alla luce presunti reati contabili. L’ipotesi del pm della Procura di Roma Carlo Villani e dell’aggiunto Paolo Ielo è che siano stati attuati degli artifizi che avrebbero falsificato le carte, consentendo alla amministrazione guidata da Nicola Zingaretti (non indagato) di uscire dall’ultradecennale commissariamento della sanità. Ipotesi formulata dopo l’analisi di migliaia di documenti, bilanci note di credito. Il prossimo passo è previsto a gennaio, con gli interrogatori dei primi otto indagati, già direttori generali di Asl e ospedali. Si tratta di Vitaliano De Salazar (Asl Roma 3), di Angelo Tanese, direttore generale della Asl 1 di Roma tra il 2017 e il 2019; Giorgio Giulio Santonocito, dg della Asl Roma 5 (che non avrebbe ricevuto avvisi di garanzia); Giuseppe Quintavalle, oggi direttore al Policlinico Tor Vergata e a interim alla Asl Roma 1; Vincenzo Panella, a lungo ai vertici del Policlinico Umberto I. Poi Narciso Mostarda, ex Asl Roma 6 oggi al San Camillo e Flori Degrassi, ex Asl Roma 2. Infine, Giorgio Casati, già direttore Asl di Latina, attualmente alla Roma 2. Tutti sostengono di aver rispettato le regole dettate da disposizioni regionali nella redazione dei bilanci. Attraverso questa “Azienda delle aziende”, vera e propria holding delle già esistenti e penalizzate Asl, si opererà un accentramento, con recupero di risorse e maggiore controllo sui processi contabili, andando a incidere, nel medio e lungo periodo sulle più onerose voci di costo, che complessivamente ammontano a circa 6,9 miliardi di euro, pari al 63,4% del totale dei costi del Servizio sanitario regionale, con un costo di attivazione pari più o meno a 3.440.232. Azienda zero, sulla scia di quanto avviene già in Veneto, si occuperà di  asset strategici per il servizio sanitario regionale come la gestione dei pagamenti, la logistica, l’approvvigionamento di beni e servizi e tutto ciò che sovrintende alla architettura gestionale della sanità regionale. In seguito ad analitico esame della direzione regionale Bilancio e patrimonio, si stima che si possa arrivare, a regime, a 43 milioni di euro risparmiati annualmente in totale, raggiungendo l’equilibrio di costi e ricavi, come previsto dalla legge 243 del 2012 “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’articolo 81, sesto comma, della Costituzione”. Il tutto, grazie alla integrazione dei servizi sanitari e affini, la unitarietà delle procedure, la riduzione dei prezzi di acquisto di beni e servizi, l’economia nelle transazioni, l’ottimizzazione della logistica, di approvvigionamenti, stoccaggio, archiviazione e trasporti. E in più la razionalizzazione amministrativa con il sistema informativo unificato.

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