Sanità Lazio: operazione verità sui bilanci
Il presidente Rocca lancia l’allarme su un buco di 6,5 miliardi accumulatosi negli anni
L’avvisaglia era partita alcuni giorni fa, quando alle Asl era stato richiesto di fornire una lista di tutti gli avvocati esterni ingaggiati, per difendere l’azienda nei contenziosi al posto dei professionisti in forza all’ufficio legale interno. Spese ingiustificabili? Ci vorranno settimane per saperlo ma dalla Regione Lazio arriva un grido di allarme su una ulteriore falla scovata tra la copiosa documentazione. Fondi di dotazione negativi, debiti non pagati vecchi di 10 anni, crediti non incassati da anni e fondi rischi abnormi non sempre riconducibili a situazioni specifiche. Questa è la fotografia dei bilanci della sanità regionale al 31 dicembre 2022. Un caos contabile “atterrato” sui tavoli che contano in via Cristoforo Colombo, legato alle spese della sanità del Lazio e ai rischi che tale dissesto può portare sulle casse pubbliche – si parla di 6,5 miliardi – che è diventato l’obiettivo dell’operazione verità condotta in queste settimane dal presidente, Francesco Rocca, insieme al direttore regionale Salute e Integrazione sociosanitaria Andrea Urbani, con la collaborazione di una società specializzata in consulenza e revisione contabile. La stessa Corte dei conti si è espressa sulla necessità di assicurare “un ordine contabile” alla gestione finanziaria della sanità per il 2022. Ricorderanno, i nostri lettori, le eccezioni sollevate dalla Corte dei conti https://www.sireneonline.it/wordpress/corte-dei-conti-ecco-le-falle-del-bilancio-del-lazio/, su cui non è stata concessa la parifica nel corso dell’udienza del 29 settembre scorso. Sin dal 2015 la magistratura contabile ha evidenziato la “mancata risoluzione e il riassetto contabile tra la Regione Lazio, le Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie locali”, una via d’uscita che era “stata più volte sottolineata dai ministeri vigilanti (Economia) e dalla sezione di controllo”. Per usare un eufemismo, la Corte dei conti ha certificato una “situazione contabile a dir poco nebulosa” documenti di rettifica con cui si contestano le fatture saldate o emesse dal privato e con le conseguenti somme da restituire, in parte o interamente. In particolare, si sta cercando di fare chiarezza: sull’esistenza e sulla completezza di oltre 2,5 miliardi di euro di debiti, di cui 1,2 antecedenti al 2018; sull’esistenza e sull’esigibilità di oltre 787 milioni di euro di crediti, di cui 609 milioni di euro antecedenti al 2018; oltre 900 milioni di euro di note di credito verso i fornitori e verso le strutture private accreditate (ospedali, cliniche, residenze sanitarie assistenziali…) con il Servizio sanitario regionale; quasi 2,3 miliardi di euro di Fondi rischi non sempre riconducibili a rischi specifici o generici. Oltre 1.000 avvocati hanno già ricevuto o riceveranno nei prossimi giorni richieste dettagliate sulle attività svolte per conto delle aziende sanitarie e sui rischi probabili per le finanze regionali. Di particolare rilevanza sarà anche la ricognizione dei contenziosi al 31 dicembre 2022 – quindi prima che alla Regione Lazio arrivasse l’amministrazione guidata da Rocca – e la fotografia sulle risorse finalizzate e apparentemente inutilizzate da parte delle Aziende ospedaliere e sanitarie, per le quali si è in attesa delle risultanze. Una ricostruzione contabile essenziale per Rocca e Urbani, per aggredire l’indebitamento sanitario, partendo, in primis, dal taglio degli sprechi e dalla ristrutturazione dei debiti del comparto. Leggendo tra le righe, tale ricognizione si inquadra soprattutto in un altro intento: liberare le risorse necessarie a riqualificare l’assistenza, a investire sul personale del comparto, ammodernare le strutture sanitarie e le tecnologie, per migliorare l’assistenza. Non si è fatta attendere la replica dell’opposizione, nella persona dell’ex assessore alla Sanità Alessio D’Amato che, riferendosi all’allarme lanciato da Rocca, ha parlato di “cortina fumogena e arma di distrazione di massa”, asserendo che i conti dell’amministrazione Zingaretti “erano in ordine perché sottoposti a verifica trimestrale”. Tutto da provare, lo sapremo non prima di marzo 2024.