Sanità Lazio: più accessi in pronto soccorso
Incremento del 10% mentre non decolla la medicina territoriale, nonostante i fondi Ue
Pronto soccorso, nel Lazio aumentano gli accessi. Rispetto al 2022, i dati aggiornati alla fine di novembre di quest’anno evidenziano un incremento del 10% di persone che preferiscono varcare l’ingresso degli ospedali, piuttosto che affrontare il filtro del medico di famiglia. Rispetto a 1 milione e 421mila cittadini che due anni fa ricorrevano alle cure dei reparti di emergenza, sono 153mila in più le persone che affrontano attese di ore, nelle sempre più affollate sale di nosocomi presi d’assalto, arrivando alla cifra di 1 milione e 574mila. A conforto di questo incremento, seppur lieve se riferito ai grandi numeri, si registra un impalpabile decremento dei tempi di attesa, in base ai dati forniti dalla Regione Lazio: dalle nove ore e un quarto dello scorso anno siamo a poco più di otto ore di supplizio su una barella o sulle scomode panche del pronto soccorso, destinate agli assistiti a cui viene attribuito un codice colore che indica minore gravità. Viene da chiedersi quanto potranno influire, sul miglioramento dei tempi di attesa, le numerose opere di ristrutturazione dei reparti di emergenza – finanziate dai fondi del Pnrr – che dovrebbero concludersi entro marzo 2025. Da parte regionale, si confida in un restyling degli spazi destinati all’accoglienza, con ampliamento delle aree di stazionamento ma questo non andrà certo a incidere su un problema strutturale noto da decenni: l’assenza di assistenza territoriale. Se si pensa che, delle 1.420 case di comunità da realizzare entro il 2026, sempre con i fondi della Unione europea, a tutt’oggi soltanto 413 sono attive in solo 11 regioni e non sempre dispongono di personale a sufficienza, sono molti i dubbi sulla efficacia di tale soluzione. Rimane il rebus dei medici di medicina generale, che secondo le norme ministeriali dovrebbero assicurare una presenza totale di oltre 50 ore in tali strutture ma che a tutt’oggi, assicurano un apporto notevolmente inferiore in molte realtà. Ė ormai acclarato che, se non si incide con una profonda revisione delle norme che disciplinano l’attività dei medici di famiglia – che godono di uno status di liberi professionisti a tutti gli effetti – la medicina territoriale non potrà mai decollare.