Sanità Lazio: torna il piano anti attese, uguale agli altri

Interventi chirurgici, ricoveri ospedalieri, prestazioni specialistiche ambulatoriali, screening periodici. Ė nutrita la lista dell’offerta sanitaria interrotta durante il periodo della pandemia da Covid-19 e da recuperare al più presto. Così la Regione Lazio corre ai ripari e lancia, con un investimento di quasi 48 milioni (47.970.518) un piano straordinario completo di una serie di indicazioni a cui le aziende ospedaliere del Lazio devono attenersi per il raggiungimento degli obiettivi previsti. Le risorse, ripartite per specialità – 35.388.145 alla specialistica ambulatoriale, 9.946.964 per la chirurgia, 2.635.408 per i programmi di screening oncologici – sono tese al recupero di almeno il 90% delle prestazioni arretrate anche facendo ricorso a strutture private accreditate per l’erogazione di parte delle prenotazioni sospese all’interno del budget loro assegnato. Si tratta di recuperare 684 mila prestazioni di specialistica ambulatoriale, più di 15 mila interventi chirurgici di elezione, 400 mila prestazioni di screening oncologico e 7500 Pet entro il 31 dicembre 2022, come ha precisato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Per arrivare a tale risultato, è prevista una diversa organizzazione dei turni di medici, tecnici, infermieri e un ottimale uso degli spazi, delle tecnologie ed attrezzature. I presidi sanitari potranno inoltre restare aperti nelle ore serali, nei fine settimana e nei festivi, il tutto unito alle prestazioni aggiuntive degli operatori sanitari. “Le ondate pandemiche, a partire dal 2020 hanno inciso in modo negativo sull’offerta di prestazioni – ha chiarito il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – rallentandone l’offerta. Vogliamo accelerare e aprire una nuova guerra alle liste d’attesa”. La guerra alle liste di attesa non è cosa sconosciuta alla Regione Lazio: la prima battaglia risale al 28 ottobre 2013, quando lo stesso Zingaretti, in qualità di commissario per il rientro dal deficit sanitario, firmò il primo decreto per il “Governo delle liste di attesa”. Come nel provvedimento attuale, anche negli anni passati il massiccio apporto all’offerta di prestazioni fu garantito dalle strutture dell’Aiop e dell’Aris (ospedalità privata e religiosa), di Federlazio, del Policlinico Gemelli, del Campus Biomedico, dei policlinici universitari. L’anno dopo, il 3 settembre 2014, con 7 milioni di euro fu licenziato il “Progetto speciale liste di attesa Regione Lazio”, con l’aiuto del call center regionale. Nel 2017 fu presentato come “una rivoluzione per abbattere le insostenibili liste di attesa” il decreto numero 110 “Aggiornamento del Piano regionale 2013-2015 per le prestazioni di specialistica ambulatoriale” reso pubblico l’11 aprile, e sorretto dal cospicuo investimento di 10 milioni di euro e dall’intesa tra i maggiori sindacati del settore. Per rendere l’idea sulla ricaduta di tutti i provvedimenti anti attese bibliche, forniamo alcuni dati relativi al 2016: solo ad aprile di quell’anno erano 108 gli appuntamenti oltre i 100 giorni, 36 oltre i 200 giorni e ben 31 oltre i 300 giorni. Con questo nuovo piano il dispiegamento di forze è senza pari, le risorse sono lievitate in modo imponente. Ora si attendono i risultati.

Commenti Facebook:

Commenti