Sanità, gli italiani dicono la loro e il quadro che viene fuori è tutt’altro che negativo. Un campione di cittadini, tra i 15 e i 75 anni apprezza il Servizio sanitario nazionale e vuole tenerselo stretto. Ė quanto emerge da una indagine commissionata dalla Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri all’istituto Piepoli, presentata il 23 ottobre a Roma nel corso del convegno dal chilometrico titolo “Valore salute: Servizio sanitario nazionale volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”. La prima sorpresa riguarda l’avanzare delle tecnologie: i cittadini, (92%) apprezzano la ricetta elettronica ma bocciano l’intelligenza artificiale, approvata soltanto come supporto al medico. Il 75% degli intervistati non intende rinunciare alla scelta del medico di famiglia mentre il 90% del campione sostiene che la sanità deve rappresentare la priorità di Governo. Tre italiani su quattro la vogliono pubblica (76%), il 37% vuole i temi sanitari al primo posto nella agenda dell’esecutivo e il 54% degli intervistati promuove il Servizio sanitario pubblico, con una prevedibile differenza tra nord (69%) e sud del Paese (41%), uno iato che si evidenzia anche sul parere espresso rispetto a chi dovrebbe gestirla, Regione o Stato centrale, con prevalenza per l’amministrazione regionale nel settentrione. La vera piaga è rappresentata da quei tre milioni di concittadini che, impossibilitati a fissare una prestazione in Asl o ospedali pubblici, rinunciano a curarsi piuttosto che rivolgersi a strutture a pagamento e, insieme alla mancata assistenza, sotto accusa sono i cosiddetti viaggi della speranza ovvero, la mobilità regionale che costringe molti a rivolgersi ad altre regioni per beneficiare di cure impossibili sul proprio territorio. Sui rimedi alle denunciate difficoltà del settore, il 55% degli interpellati ritiene che si debba incrementare il personale, il 42% punta invece sull’aumento di risorse economiche e il 38% punta a interventi sulla organizzazione. Altro risultato inaspettato, la preferenza per il dentista di fiducia, piuttosto che agli studi associati ormai diffusi capillarmente. L’84% dichiara di avere il suo odontoiatra personale e solo un misero 10% si rivolge ad ambulatori che fanno parte di una catena. Il 6% non avverte alcuna differenza tra l’una e l’altra opzione. Secondo il 73% del campione si abbassa la qualità assistenziale e, per il 27% peggiora la relazione medico-paziente. Per visionare il sondaggio completo: https://portale.fnomceo.it/

 

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