Una sanità pubblica a brandelli, di cui ogni giorno si perde un pezzo. Accade in tutte le regioni d’Italia e l’Emilia-Romagna, un tempo baluardo del Servizio sanitario nazionale più efficiente del Paese, non è esente da questo triste declino. A farne le spese è la “Riabilitazione San Giorgio” di Ferrara che rappresenta un’eccellenza con il reparto di cure intensive all’interno dell’Azienda ospedaliera universitaria della città degli estensi. Una struttura che vanta una consolidata tradizione, con una storia quarantennale. Si tratta della testimonianza di una sanità pubblica di altissima qualità, che con i suoi progetti individuali, proiettati sulla personalizzazione, è stata esperienza pilota per molte realtà analoghe in Italia. Ebbene il reparto – di cui è stata chiusa una divisione dal 28 maggio fino al 30 settembre – subirà una contestuale riduzione dei posti letto di circa il 25%. Da 70 passeranno a 46, con ulteriore sacrificio delle degenze riservate alle patologie più gravi, con i pazienti affetti da gravi cerebrolesioni che passeranno a una struttura sanitaria privata di Bologna. Inutile dire che questa soluzione desta particolare allarme per le famiglie, che dovrebbero assistere i congiunti sobbarcandosi il peso di un viaggio non breve, pena l’abbandono dei loro cari. Soprattutto, il grave ed evidente rischio è quello di sottrarre alla sanità pubblica posti letto già dedicati alla riabilitazione delle gravi cerebrolesioni. “Quanto deliberato di recente dalla Regione – sostengono le famiglie dei degenti – mina alle fondamenta la solidità, la trasparenza e la visione del sistema sanitario regionale, impattando negativamente sui processi di cura rivolti alle persone più fragili”. Per questo hanno promosso la petizione “Salvaguardiamo la riabilitazione San Giorgio” sulla piattaforma online Change.org che ha già raccolto migliaia di firme e altrettante spera di collezionarne, per poi presentare le proprie istanze alle istituzioni competenti: ministero della Salute, Regione Emilia-Romagna e alle autorità cittadine. La speranza è quella di riportare il centro riabilitativo all’antica vocazione, volta anche a superare le cure cliniche, garantendo il pieno reinserimento sociale delle persone assistite. Caratteristiche che, nell’Emilia-Romagna delle eccellenze sanitarie sono andate man mano scomparendo.

 

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