Ha insistito, il ministro della Salute Orazio Schillaci sull’impegno del suo dicastero, volto a potenziare il Servizio sanitario nazionale, con l’afflusso di nuove risorse umane. L’intervento, nell’evento di apertura della Convention “Fiaso 25. Cambiamo rotta per il futuro della sanità pubblica” in cui la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere celebra il quarto di secolo dalla fondazione, connotandosi come consolidato network con l’adesione di più dei due terzi di Asl e ospedali italiani. A Roma, nello storico Palazzo dei Congressi dell’Eur, al presidente Fiaso Giovanni Migliore è spettato fare gli onori di casa, una casa della “sanità pubblica”, ha esordito con l’orgoglio del figlio d’arte, che dal padre medico condotto ha ereditato la volontà di tenere alto il nome di un servizio sanitario attualmente in disarmo, depauperato di risorse umane, sotto finanziato, gravato da un quadro epidemiologico che vede sempre più anziani e malati cronici bisognosi di cure. Pesa come un macigno il tetto di spesa imposto nel 2004 e rimasto tale, lasciando per due decenni le aziende nell’impossibilità di assumere secondo necessità. Un impedimento a cui si aggiunge uno stillicidio di professionisti: 5.000 sono gli operatori che nel 2021 hanno lasciato la sanità pubblica e, secondo recenti stime, si ritiene che tra il 2018 e il 2025 saranno addirittura 54mila i medici andati in pensione, con il 56% dei camici bianchi che hanno più di 55 anni. Mentre il servizio pubblico continua a perdere appeal, così come alcune specializzazioni – in primis anatomia patologica e radiologia – fondamentali per il buon funzionamento degli ospedali. Con un privato che si fa sempre più attraente favorendo le fughe dei professionisti e proponendosi con il paradosso dei medici gettonisti nei reparti di emergenza e non solo, a cui il ministro Schillaci ha dovuto porre un freno. “La sanità non è un costo ma un investimento”, ha ribadito il titolare del dicastero di lungotevere Ripa, che ha convenuto con il presidente Migliore “sull’oculato utilizzo delle risorse, considerato che, nel 2022 non si è arrivati al 70% dell’impiego dei fondi investiti per la riduzione dei tempi di attesa”. E torna il leitmotiv della sanità territoriale, per cui il Pnrr ha finanziato strutture e tecnologie – case, ospedali di comunità e strumentazioni all’avanguardia – e le prossime finanziarie, per gli anni 2025 e 2026, prevedono uno stanziamento rispettivo di 250 e 350 milioni per assumere i professionisti che in tali strutture dovranno operare. Senza disdegnare l’apporto del privato convenzionato, che potrebbe essere di grande ausilio per lo snellimento delle liste di attesa. Il cambio di rotta, per Giovanni Migliore, è riassunto in pochi ma consistenti obiettivi: stop al tetto di spesa, assunzione di 30mila unità, tra medici e infermieri, incentivi economici ai professionisti che contribuiscono ad abbattere le liste di attesa. Ultima, non certo per importanza, l’estensione della flat tax al 15% per prestazioni al di fuori dell’orario di servizio e turni aggiuntivi. Una sfida a cui il servizio pubblico può rispondere, con l’apporto determinante dei direttori di Asl e ospedali, figure a cui è affidato il buon funzionamento delle strutture che debbono garantire il diritto alla salute.  (Nella foto: Giovanni Migliore)

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