Sanità: soldi che arrivano, soldi che vanno…
Fondo sanitario: una boccata d’ossigeno per il Lazio. L’intesa-lampo per la ripartizione delle risorse destinate al servizio sanitario per l’anno 2012 raggiunta il 29 febbraio scorso nella conferenza delle Regioni vede assegnati 200 milioni in più rispetto allo scorso anno, grazie a un aumento stimato della popolazione di 47 mila abitanti: 5.788.688 anime (al primo gennaio 2011) che, degli oltre 106 miliardi di euro destinati a tutto il territorio nazionale, ottengono 9.982.148.899, il 2% in più del 2011. Si tratta ora di capire come tali fondi saranno impiegati. Non certamente per nuovi investimenti, sicuramente per “ridurre il disavanzo della spesa sanitaria a poco più di 500 milioni di euro nel 2012” chiarisce l’assessore al Bilancio Stefano Cetica. In sintesi: rigore e razionalizzazione nell’offerta di servizi.
La posizione del ministro della Salute Renato Balduzzi è chiara: “soldi in più non significa affatto fare quello che si vuole, non è il via per il liberi tutti” ha dichiarato in una recente intervista. “La sanità nelle Regioni sotto piano di rientro ha un onere in più nell’utilizzare le risorse aggiuntive: dimostrare che siano utilizzate secondo criteri di appropriatezza, evitando duplicazioni dei servizi, eliminando sprechi e inefficienze, essendo inflessibili sulle regole, impedendo ogni tipo di politica di favori e lottizzazione”. Il monito è chiaro e chiari sono i sacrifici che affronterà il settore nei prossimi anni.
Tutto è riferito al Patto per la salute 2013-2015, documento di programmazione da siglare entro il 30 aprile prossimo: “Il quadro delle risorse per il 2013 e il 2014 – continua Balduzzi – è quello definito dalla manovra estiva dell’anno scorso, tuttavia, il nuovo Patto riguarderà anche il 2015: occorrerà stabilire un quadro finanziario compatibile con le congiuntura economica”. Tradotto in cifre: risparmi per 7,5 miliardi tra il 2013 e il 2014, con chiusure di piccoli ospedali, controllo degli acquisti di beni e servizi con costi standard (prezzi medi di riferimento), introiti dalla compartecipazione alla spesa (ticket) per 2 miliardi a partire dal 2014, partecipazione delle industrie a eventuali sforamenti della spesa farmaceutica e, dulcis in fundo 250 milioni in meno al Lazio nel 2013, causa decurtazione di 2,5 miliardi del Fondo sanitario nazionale che quest’anno è aumentato di 2 miliardi rispetto al 2011.
Le preoccupazioni del ministro hanno una solida base nelle previsioni del Fondo monetario internazionale per i prossimi 20 anni: aumento della spesa sanitaria del 3% annuo nelle economie avanzate, con picco del 5% negli Usa e il 2% in Europa, secondo quanto riferito nel rapporto “Fiscal Monitor”. Per cui saranno necessari ulteriori aggiustamenti. Non solo limiti alla spesa, riduzione dell’offerta, controllo sui prezzi. “Penso a una sorta di task-force di esperti delle varie discipline sanitarie – conclude il ministro – da affiancare alle regioni più deboli per potenziare la governance regionale e aziendale”.
Vasco Errani: “Soddisfazione e fiducia”
“A causa delle programmazione finanziaria del precedente governo ci siamo trovati di fronte ad un incremento del fabbisogno rispetto al 2011 dell’1,65%, ben al di sotto del tasso di inflazione e lontanissimo dal tendenziale della spesa sanitaria”. Il commento è di Vasco Errani, che precisa: “le Regioni hanno dimostrato senso di responsabilità ed equilibrio; adesso ci attende il Patto per la salute che dovrà contenere tre macro-obiettivi: sostenibilità finanziaria del servizio sanitario, garanzia dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio e rilancio degli investimenti in sanità per l’ammodernamento delle strutture e servizi migliori per i cittadini”.