Sicuramente sarà un autunno importante, per quanto attiene agli impegni di governo e anche la sanità dovrà affrontare la prova del fuoco. L’abbattimento delle liste di attesa, le risorse investite, la medicina territoriale e tanti altri temi dovranno essere messi a punto dall’esecutivo Meloni, che fa del tema uno dei punti nodali della sua azione. Ne parliamo con Raffaele Cerbini (nella foto), medico chirurgo, formazione manageriale all’Università Bocconi, ricercatore, specializzato in management di sanità pubblica, responsabile del dipartimento Sanità dell’Umbria di Fratelli d’Italia.

Decreto liste di attesa, i detrattori sostengono che non disponga di risorse per la sua attuazione. “La legge di conversione è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale il 31 luglio 2024 e, come anticipato in una recente intervista dal senatore Francesco Zaffini – presidente della commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato – c’è quasi un miliardo di euro su cui fare affidamento. Nello specifico, 300 milioni sono utilizzati per retribuire le prestazioni fuori orario dei medici, mancando i quali dobbiamo fare ricorso alla buona volontà di quelli in servizio, pagandoli ovviamente molto meglio”.

Ritiene che gli incentivi possano motivare di più i professionisti? “La retribuzione oraria viene portata a 100 euro e viene tassata in maniera ‘flat’ al 15%, senza fare cumulo con il reddito da orario ‘normale’. I restanti 680 milioni provengono dal Pnrr Salute, che vengono allocati proprio per l’assorbimento delle liste d’attesa, con un vantaggio immediato per tutte le Regioni”.

A proposito di Regioni, come eliminare difformità di attuazione del decreto tra una e l’altra? “È stata istituita una piattaforma nazionale delle liste di attesa, che finora era inesistente, per capire con esattezza dove intervenire. Si tratta di uno strumento di governo delle liste di attesa coerente con gli obiettivi del Pnrr: il medico che prescrive un esame dovrà indicare il tempo massimo di attesa e le regioni non potranno più chiudere le liste di attesa”.

Si è parlato tanto del ricorso al decreto 124 del 1998 ovvero, visite in privato con rimborso della Asl ma molte Regioni non lo applicano. “Le Regioni potranno fare ricorso anche alle prestazioni intramoenia nelle strutture pubbliche oppure alle strutture private accreditate ed è compito dei Cup avere nelle agende tutte le prestazioni offerte dal sistema pubblico e dal privato convenzionato”.

In concreto, il cittadino di fronte a tempi di attesa biblici, a chi potrà affidarsi? “Viene previsto anche un sistema per garantire al cittadino tempi certi per le prestazioni, prevedendo visite anche nei fine settimana; i cittadini pagheranno solo il ticket e la differenza in termini di costo che dovranno sostenere le regioni sarà coperta dalle risorse che lo stato ha stanziato in legge di bilancio”.

Tra gli obiettivi da raggiungere per i direttori delle Asl, c’è sempre stata la riduzione delle liste di attesa. Qual è la novità introdotta dal governo? “Oltre al giusto meccanismo di premialità per i dirigenti delle aziende sanitarie che rispetteranno gli obiettivi di riduzione delle liste d’attesa, è prevista una sorta di penalizzazione per coloro che non lo faranno”. Onori e oneri quindi, nel futuro della sanità italiana. Soprattutto, un richiamo alla responsabilità da parte dei vertici aziendali, che lascia ben sperare rispetto al passato, con precisa individuazione di chi è chiamato a rispondere di eventuali omissioni.  (1 – continua)

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