Sanitari ucraini, numeri e polemiche
“Siamo dispiaciuti per le polemiche alimentate dall’arrivo in Italia dei professionisti della sanità fuggiti dalla guerra in Ucraina. In una situazione siffatta, sarebbe il caso di sopire i dissensi e cercare di costruire un futuro di solidarietà, dialogo e rispetto reciproco”. Lo dichiara in una nota Foad Aodi, presidente Amsi, Associazione dei medici stranieri in Italia, membro della commissione Salute Globale della Federazione dell’Ordine dei medici, che sottolinea la grande richiesta di sanitari proveniente da tutte le regioni. A dieci giorni dalla firma del decreto che facilita l’assunzione dei sanitari ucraini, che ha molta attinenza con un precedente provvedimento contenuto nel “Cura Italia”, il bilancio è significativo secondo Aodi. “Sono arrivate più di 1000 richieste di infermieri e medici, con il Veneto in prima posizione con 250 posti disponibili, seguito da Lombardia (130), Piemonte (90), Sicilia (80). Il Lazio di professionisti ne ha richiesti 60 come il Piemonte e, in fondo alla classifica stazionano l’Abruzzo e la provincia di Trento con 10 richieste. Al momento, di sanitari arrivati se ne contano 2200, in maggioranza infermieri poi medici e psicologi, il 95% di questi sono donne. La parte del leone la fanno i medici di medicina generale e le disponibilità arrivano sia da strutture pubbliche che da quelle private. “Come Amsi difendiamo innanzitutto il diritto alla salute e i professionisti di qualsiasi nazionalità ma riteniamo indispensabile – continua Aodi – un periodo di pratica per medici e infermieri al pari dei colleghi italiani e l’esame di italiano per poter essere iscritti all’Ordine professionale”. Nel comunicato, il presidente esprime solidarietà anche ai professionisti della sanità russi che hanno subito discriminazioni in Italia. (Nella foto: Foad Aodi)