Tutti in piazza per la sanità. O meglio, contro il governo. Una simile mobilitazione, che potrebbe unire nella protesta migliaia di medici e infermieri, non si vedeva da anni ma la sanità pubblica è diventata cavallo di battaglia politica e quindi, ogni occasione è buona per avanzare le proprie rivendicazioni. In un comunicato dal tono piuttosto duro, le organizzazioni dei medici e dirigenti sanitari di Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, degli infermieri e altre professioni sanitarie che aderiscono al sindacato Nursing Up, promotrici dell’agitazione, mettono in guardia l’opinione pubblica da una astensione dal lavoro che potrebbe far saltare 1,2 milioni di prestazioni, nelle 24 ore a partire dalla mezzanotte del 20 novembre, giornata in cui medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie incroceranno le braccia mettendo a rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 15mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (100 mila), i servizi assistenziali e le prestazioni infermieristiche e ostetriche anche a domicilio, inclusi gli esami radiografici (50mila). I sindacati avvertono che saranno in ogni caso garantite le prestazioni d’urgenza. Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale dei medici chirurghi e odontoiatri Filippo Anelli, dichiara ai microfoni di Rai 3 “Linea notte” che la manifestazione avrà l’obiettivo di “risvegliare la coscienza dei cittadini” mentre da parte di rappresentanti delle istituzioni, c’è chi manifesta stupore per una protesta tanto determinata. In un dibattito televisivo di alcuni giorni fa su Rai 3 – talk show “Re Start” – il confronto tra il presidente della commissione Affari sociali e sanità del Senato Francesco Zaffini e il segretario nazionale Anaao Pierino Di Silverio, ha rivelato la disponibilità del governo a interloquire con il sindacato più rappresentativo dei medici ospedalieri a cui però, secondo il senatore di Fratelli d’Italia, più che rispondere con il dialogo, si è preferito replicare “convocando uno sciopero”. Numerose le rivendicazioni, che spaziano da richieste strettamente legate alla professione, come le risorse  assolutamente insufficienti previste per i contratti di lavoro pubblico e privato, la mancata detassazione di una parte della retribuzione o l’esiguo incremento dell’indennità di specificità infermieristica che non si estende alle ostetriche, la mancata depenalizzazione dell’atto medico e il mancato inserimento delle professioni assistenziali tra quelle a carattere usurante, fino alla richiesta di rivedere la creazione della figura dell’assistente infermiere, uno svilimento di professionalità, secondo la categoria, così come svilente sarebbe il vincolo di esclusività per gli infermieri e i professionisti sanitari di cui si chiede l’abolizione. Non mancano inoltre rivendicazioni di carattere organizzativo-gestionale, come la richiesta di istituire posti di polizia in tutti gli ospedali – provvedimento in realtà già messo in atto da tempo dal ministero dell’Interno – o la richiesta di risorse per le assunzioni unita alla critica per la mancata contrattualizzazione degli specializzandi di area medica e sanitaria, per concludere con le criticità derivanti dalla mancata riforma delle cure ospedaliere e territoriali. E insieme al variegato canovaccio di istanze sindacali, arriva la polemica, ed è Antonio De Palma, presidente di Nursing up a rivolgere alcuni interrogativi alla Fnopi, Federazione nazionale degli Ordini professioni infermieristiche, di cui lamenta l’assenza. “Domani, mentre in piazza Santi Apostoli si riuniscono migliaia di medici e infermieri per una battaglia fondamentale per la sanità pubblica – scrive in un comunicato del 19 novembre – dov’è la Fnopi? Sarà presente? Il silenzio della nostra Federazione, in un momento delicato come questo, è più che mai incomprensibile”. Specie se, come fa rilevare il sindacalista, “la Federazione degli Ordini dei medici – presente alla manifestazione – con grande coerenza, dimostra ancora una volta il suo instancabile sostegno ai professionisti sanitari”. E la protesta non si ferma.

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