Sant’Andrea e altri, un set davvero redditizio

I fatti sono noti: è esplosa una polemica tra la presidente della Regione Lazio e due consiglieri di opposizione, Enzo Foschi e Giulia Rodano, che hanno presentato un’interrogazione sul ricovero ospedaliero di Renata Polverini al Sant’Andrea di Roma. Secondo notizie riportate su un quotidiano, la presidente avrebbe usufruito di un reparto chiuso dell’ospedale di via Grottarossa, riattivato per l’occasione, con tre infermieri a disposizione e adattato alle sue esigenze di paziente che, secondo i consiglieri, sarebbe stata privilegiata rispetto a migliaia di cittadini con patologie anche gravi, costretti a liste di attesa e trasferimenti, causa chiusure di nosocomi e carenza di personale. Tra veleni e smentite, si è fatta strada perfino una improbabile giustificazione diffusa tra le corsie rivelatasi poi infondata. “Il reparto è stato riaperto e messo in ordine per essere adattato a location cinematografica” avrebbe tagliato corto qualcuno per non rivelare la contestata degenza. Se tale panzana divenisse realtà, in effetti, i malati potrebbero davvero trarne beneficio. Tenere chiuso un ospedale, in attesa di riconversione o chissà quale altro progetto, ha i suoi costi. Anche l’abbandono e il deterioramento possono essere inclusi nella categoria dello spreco e, in tempi di  spending review e piani di rientro non possiamo proprio permettercelo. Era il 2004 quando Domenico Alessio, all’epoca direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, forte di un puntiglioso regolamento e sostenuto da solerti funzionari con la passione per la settima arte, puntò sulle location cinematografiche per far affluire risorse in ospedale. In un Forlanini ormai in dismissione, le riprese per la fiction “Medicina generale”, trasmessa su Rai 1, occuparono per tre anni un intero reparto e le ex cucine che divennero un moderno pronto soccorso, con tanto di ristrutturazione a spese della casa cinematografica e consistente canone di affitto per l’utilizzo degli spazi. In breve l’azienda divenne punto di riferimento per numerose troupe cinematografiche e televisive, con una indubbia ricaduta di immagine e introiti, nel biennio 2004-2006, pari a 1.230.054 euro destinati a piccole ristrutturazioni, acquisto di apparecchiature mediche, borse di studio per giovani ricercatori. Il cinema, da attività episodica divenne impegno istituzionale ininterrotto. Tanto che il 6 luglio scorso la stessa governatrice Polverini ha visitato un set al Forlanini plaudendo all’iniziativa. Così, dalle monumentali architetture del Forlanini alle antiche strutture del San Giacomo, i nostri ospedali abbandonati potrebbero assurgere a nuova vita e la Regione Lazio diventare un modello da seguire nella misconosciuta (solo nel  settore pubblico) attività di fund raising.

 

Commenti Facebook:

Commenti