A poche ore dalla  manifestazione nazionale che ha portato a Roma migliaia di medici e infermieri, siamo costretti ad “accendere i fari”, ancora una volta, sulle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) Sanità 2022-2024. Un contratto che, su queste basi, anziché riconoscere il valore dei professionisti sanitari, si avvia ad apparire quasi come una beffa mascherata da progresso. Siamo stanchi di questi abili giochi di prestigio sulla pelle degli operatori sanitari. Un esempio? Stando alle ipotesi ricevute da parte di Aran (Agenzia negoziale del pubblico impiego, ndr), il personale del pronto soccorso verrebbe privato dell’indennità oggi percepita, per l’operatività in particolari Unità operative/Servizi, prevista dall’articolo 61 del vigente Ccnl. Tale indennità era stata una conquista fondamentale per riconoscere il sacrificio di chi opera in servizi particolarmente disagiati, dovrebbe essere quindi negata in futuro, con una riduzione sostanziale del beneficio economico. È inaccettabile che proprio i lavoratori di pronto soccorso, già in prima linea contro aggressioni e disagi, vengano esclusi dal riconoscimento che meritano. Per non parlare delle cifre deludenti, proposte per le indennità di specificità infermieristica e di tutela del malato. Parliamo di aumenti risibili – appena 5,22 euro nel 2024, e 12,27 dal 01/2025, per quella di specificità infermieristica, e 2,95 euro nel 2024 e 8,73 dal 01/2025 per l’altra, di  tutela del malato. Nessun accenno alla soluzione del problema relativo alle ostetriche e all’indennità di specificità che non ancora percepiscono. E poiché si parla di due indennità “tanto ricche”, per gli anni 2022 e 2023 non spetta niente a chi ogni giorno garantisce il funzionamento del sistema sanitario. Insomma, ci sembra di trovarci di fronte all’ennesimo tentativo di chi  con una mano toglie ciò che sembra dare con l’altra. In questo modo, il lavoro infermieristico e delle professioni sanitarie viene continuamente sminuito. È evidente che chi sostiene queste proposte non punta alla crescita, ma al compromesso al ribasso, alimentando rabbia e delusione tra coloro che lavorano con dedizione e professionalità», denunciano i vertici del sindacato. Nursing Up richiama l’attenzione sul pericolo imminente. Queste politiche non fanno altro che alimentare l’esodo di professionisti verso l’estero, un fenomeno che continua a svuotare il nostro sistema sanitario. Senza interventi seri, per valorizzare economicamente e professionalmente gli infermieri, le ostetriche e le altre professioni sanitarie, il collasso è solo questione di tempo. Un contratto nazionale deve rappresentare finalmente una vera opportunità di crescita. Per questo chiediamo rispetto, trasparenza e riconoscimenti concreti per i sacrifici che i professionisti sanitari fanno ogni giorno. Gli infermieri, le ostetriche e le altre professioni sanitarie non sono pedine, ma il cuore pulsante del sistema sanitario. Ed è ora che questo venga riconosciuto.

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