Sciopero della sanità: favorevoli e contrari
Si scende in piazza con molte rivendicazioni. Contrario l’infettivologo Bassetti
Sciopero della sanità del 5 dicembre: i numeri sono da paura. A rischio un milione e mezzo di prestazioni, tra cui gli esami di laboratorio, i 30mila interventi chirurgici programmati, le 180mila visite specialistiche e 50mila esami radiografici in agenda. Medici e infermieri mettono sul tappeto numerose rivendicazioni. Prima la difesa del Servizio sanitario nazionale, che sembra franare di giorno in giorno causa penuria di risorse umane e finanziarie. Al primo posto quindi le assunzioni, le ataviche carenze in organico di medici e infermieri non potranno essere colmate in tempi stretti. Poi arrivano le istanze economiche: gli infermieri chiedono la detassazione dello stipendio, non solo degli straordinari e più risorse per i rinnovi contrattuali e la cancellazione dei paventati tagli alle pensioni. I professionisti invocano una diversa organizzazione, in un’ottica di integrazione e valorizzazione delle competenze. La mobilitazione vedrà impegnate più piazze in tutta Italia: da Roma a Venezia, passando per Sondrio, Benevento e Terni. Nella capitale il sit-in è previsto in piazza Santi Apostoli alle 11:30. Uno spazio non grandissimo, scelto di solito per manifestazioni non oceaniche perché, a dire il vero, questo sciopero ha creato molte crepe nel comparto sanitario. Sulla astensione dal lavoro si è espresso poco meno di un mese fa un volto noto per gli italiani, l’infettivologo Matteo Bassetti, grande protagonista dei media in tempo di pandemia, che ha affidato il suo pensiero ai social. “Lo sciopero è uno strumento sbagliato di protesta per i medici perché colpisce chi soffre già per suoi problemi di salute – esordisce il direttore di Malattie infettive del San Martino di Genova – la situazione in cui versano i medici è frutto di una devastazione del sistema sanitario italiano che ha dei mandanti che sono quelli che hanno governato prima rispetto all’attuale esecutivo”. Un’accusa inequivocabile, considerato che in un decennio, a partire dal 2011, la sanità è stata penalizzata con 37 miliardi in meno, tra tagli lineari e definanziamenti e il dato è fornito dalla Fondazione Gimbe, osservatorio tecnico non proprio vicino al centrodestra. “Per tanti anni, quando c’erano altri al governo, si è sempre detto va bene così – continua il professore – e oggi si protesta con lo sciopero, mentre potrebbero esserci altri modi per protestare perché così creiamo un disservizio al cittadino. Io non sciopererò e farò proselitismo per non farlo”, conclude Bassetti, pur sottolineando che la situazione dei medici è difficile e gli stipendi non sono adeguati. Stigmatizza la decisione del potente sindacato dei medici ospedalieri Anaao di scendere in piazza “con una brutta caduta di stile” accusa. E nel lungo j’accuse non si può non leggere tra le righe, una sferzante critica al segretario Cgil Maurizio Landini, che ha lanciato una stagione di scioperi usata, secondo molti detrattori, come battaglia politica contro il governo Meloni.