Scompenso cardiaco, la nuova epidemia
L’Associazione Dossetti sollecita l’attivazione di un tavolo tecnico al ministero della Salute
Malattie cardiovascolari prima causa di morte in Italia, tra queste lo scompenso cardiaco è considerato la “nuova epidemia”, una patologia che, pur non avendo caratteristiche di trasmissibilità tra le persone, colpisce più di 600mila italiani. Un numero importante, a cui prestare attenzione e che invita a proporre nuove strategie affinché prevenzione, cura, assistenza e riabilitazione siano al centro del dibattito politico e perché i decisori siano parte attiva, in collaborazione con la comunità scientifica e con la collettività, nel facilitare percorsi virtuosi di presa in carico del cittadino bisognoso di interventi. Per questo l’Associazione “Giuseppe Dossetti: i valori”, impegnata da decenni a garantire la tutela dei diritti e la semplificazione dell’accesso ai servizi sanitari, ha promosso una azione di sensibilizzazione della collettività, attraverso convegni, informazione, comunicazione e, soprattutto, un costante dialogo con la comunità scientifica e le istituzioni. Nel recente convegno “Scompenso cardiaco: la nuova epidemia”, che si è svolto il 5 novembre scorso alla Biblioteca del Senato, l’Associazione, in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio-cerebrovascolari presieduto dalla senatrice Elena Murelli, ha affrontato i temi più attuali legati alla patologia. Grazie alle indicazioni provenienti dai qualificati interventi di specialisti, rappresentanti delle istituzioni, organismi tecnici, società scientifiche, aziende del farmaco, è stato stilato dall’Associazione un documento-manifesto, che vede al primo posto la richiesta della istituzione di un tavolo tecnico al ministero della Salute. Si auspica un tempestivo confronto tra tutti gli attori coinvolti, allo scopo di raggiungere gli obiettivi essenziali. Tra questi: la semplificazione della burocrazia e dell’accesso alle cure per i pazienti; il rafforzamento delle reti territoriali e dei centri per lo scompenso; adeguati investimenti per la ricerca; la formazione per i medici di famiglia e l’integrazione tra assistenza ospedaliera e cure territoriali; la tempestiva immissione in commercio di farmaci innovativi sostenendo l’appropriatezza prescrittiva; la promozione della cultura della prevenzione, specie tra i giovani e i soggetti fragili o con comorbidità. Su tali istanze, “comunità scientifica e decisori politici debbono orientarsi affinché lo scompenso riceva la giusta attenzione, tra le malattie croniche”. Lo ha sostenuto Francesco Fedele, responsabile del Dipartimento cardiovascolare del comitato scientifico dell’Associazione, impegnato da tempo in una opera di sensibilizzazione e divulgazione, tra cui incontri periodici con i cittadini per illustrare tutte le insidie delle patologie cardiache e tutte le possibili forme di prevenzione, fondamentali per contrastare tempestivamente eventuali anomalie. Sullo scompenso, in particolare, il professore si è soffermato sulle conseguenze a cui può condurre questa “sindrome progressiva per cui, a ogni ricovero dei pazienti, corrisponde una perdita di capitale sociale del Paese”. Una realtà di cui tener conto, affinché la spesa per la salute sia considerata non più come un costo ma come un investimento sul futuro.