Servizio sanitario e ospedali: razionalizzare reparti e risorse

corsiadi Luigi Zulli*

Continua la nostra analisi sull’attività del medico di urgenza

Abbiamo affrontato l’esigenza del medico di urgenza – a confronto quotidiano con tutte le patologie acute (sireneonline.it di giugno) – di possedere l’adeguato background culturale e abbiamo indicato un diverso principio ispiratore dell’organizzazione delle degenze: non più per disciplina specialistica ma per similarità di bisogni, intensità di cure, una visione “olistica” e non più settorializzata-specialistica del paziente. Argomentando su tali basi, si rende necessaria una politica di razionalizzazione della rete ospedaliera, con chiusura  o riconversione dei piccoli ospedali, basandosi sul concetto degli standard minimi di riferimento secondo cui ridistribuire le risorse, combattere i carichi di lavoro eccessivi dovuti a carenze o sperequazioni di organico, contrastare i tagli indiscriminati di risorse destinate alla salute, portare a termine il piano di cambiamento assistenziale con un aumento delle prestazioni extraospedaliere in senso lato, ristrutturando l’assistenza di base e domiciliare. Bisognerà rivedere la strutturazione delle divisioni universitarie dove un titolare di cattedra si trova a gestire solo quattro letti; bisognerà rivedere la strutturazione delle divisioni specialistiche ospedaliere, dove esistono realtà con soli otto letti di degenza, a fronte di un lavoro complementare ambulatoriale e in Day Hospital, che andrebbe implementato, ottimizzando soprattutto le risorse infermieristiche. Un altro grande problema si affaccia poi all’orizzonte: nel 2020 è previsto un fabbisogno di operatori sanitari, in particolare di medici, in un ordine stimato tra il 12-15% rispetto alle reali  disponibilità, cui va ad aggiungersi il problema della libera circolazione nell’ambito della Unione Europea dei medici, come segnalato da FEMS ed UEMO, principali organizzazioni mediche Ue. Infine, ma non ultimo, è necessario un osservatorio sull’equa remunerazione: non è più possibile che un giovane dirigente medico di 1° livello guadagni mensilmente più di un primario ospedaliero con 35 anni di servizio ed esperienza primariale di 15 anni. E ancora, non è possibile che lo stipendio mensile di un ausiliario superi quello del dirigente medico o dell’infermiere specializzato, grazie all’accumulo di un inverosimile monte ore di straordinario.

è giunto il momento di:

  • rivalorizzare gli interessi morali e non solo dei medici, soprattutto dei medici dipendenti, al fine di garantire migliori condizioni di lavoro;
  • ridefinire gli standard minimi per ottimizzare i tempi di lavoro e le disponibilità dei medici in funzione dei turni di servizio, guardia attiva, reperibilità, aggiornamento e possibilità di congedo a vario titolo;
  • assicurare salari dignitosi e adeguati alle loro competenze professionali;
  • riconfermare l’indipendenza diagnostica e terapeutica nei confronti delle amministrazioni;
  • garantire il necessario sviluppo e aggiornamento professionale soprattutto post-lauream.

è giunto il momento di rimboccarsi le maniche. Per farlo, bisogna affidarsi a persone capaci, competenti e razionali, che arrivino a prendere decisioni anche scomode, che non rispondano a interessi personali o logiche di partito, ma siano utili al bene della comunità tutta.

*direttore Medicina d’Urgenza e Pronto soccorso Azienda ospedaliera San Filippo Neri    

La prima parte dell’analisi

La seconda parte dell’analisi

 

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