Percorso nascita e modello di assistenza al parto a conduzione ostetrica: un binomio vincente, sostenuto da numerosi documenti, linee di indirizzo, letteratura scientifica e suffragato dai risultati della gestione di gravidanze a basso rischio ostetrico sul territorio, che sono la gran parte e che vedono nell’ostetrica il professionista centrale e maggiormente presente nel percorso nascita. Il bagaglio di competenze ostetriche è un patrimonio che ha avuto il massimo fulgore negli anni del “Baby boom” e che deve riconquistare un ruolo essenziale, favorendo la dimensione sociale di comunità dell’evento nascita, che negli anni ha visto un approccio sempre più medicalizzato. Lo sostiene Caterina Masè, vicepresidente della Fnopo, la Federazione nazionale degli Ordini della professione di Ostetrica, intervenuta in occasione dell’evento “La nascita che vorremmo. Promuovere l’accoglienza per favorire la fisiologia del parto”, che si è svolto il 25 maggio a Bari, promosso dall’associazione di promozione sociale “Rinascere al naturale” e dall’Ordine della professione Ostetrica della provincia di Bari-Andria-Trani. La professionista ha evidenziato “l’efficacia di questo modello promosso attraverso le ‘Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo’, direttiva emanata dal governo il 16 luglio dl 2010, a cui ha fatto seguito la riorganizzazione del percorso nascita su tutto il territorio italiano. A sostegno di un ritorno alla gestione del parto con modello a conduzione ostetrica, soccorrono i numeri forniti dall’Istituto superiore di Sanità: in Italia si è passati dall’11,2% del 1980 dei parti cesarei al 27,9% del 1996, con una impennata negli anni 2000 intorno al 33,2%, record storico poi attenuatosi nel 2020 con il 31,12% di parti effettuati per via chirurgica. In questo, la professione ostetrica ha avuto un ruolo centrale e il percorso nascita è il supporto essenziale per tale inversione di tendenza. Si tratta di un insieme di prestazioni che promuovono la salute della donna e del bambino, fornendo un’adeguata assistenza fin dal momento in cui la coppia desidera procreare per arrivare all’allattamento e al puerperio, passando per la gravidanza, il travaglio e il parto. “Presa in carico, continuità assistenziale ospedale-territorio, umanizzazione della nascita e creazione di reti dedicate – commenta la dottoressa Masè – favoriscono la dimensione sociale di comunità dell’evento nascita”. Un evento troppo importante, che nelle gravidanze fisiologiche deve porre al centro la consapevolezza e le scelte della donna, in alleanza con l’ostetrica, figura fondamentale per il benessere delle neomamme e dell’intero nucleo familiare.

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