Sindacati: “Stop alla gestione accentrata delle Uscar”
Ė partita a fine aprile nel Lazio l’assistenza domiciliare garantita dalle Uscar (unità speciali di continuità assistenziale regionale), team di infermieri e medici nati con l’emergenza Covid-19 per fornire le cure alle persone colpite dalla malattia nel proprio domicilio. Coordinate dall’Istituto Spallanzani, individuato quale polo regionale per la gestione dell’emergenza, le squadre di sanitari si muovono in camper o in auto per monitorare e isolare tempestivamente eventuali focolai che dovessero svilupparsi. E non mancano le polemiche. Le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno scritto all’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, segnalando la difformità da quanto previsto dal decreto del presidente del Consiglio che istituisce tali unità speciali, “una organizzazione attuata soltanto nel Lazio e diversa da tutte le altre regioni italiane. Le Uscar del nostro territorio – sostengono i sindacati regionali – sono connotate come una sovrastruttura extra-ordinem, organizzata e gestita dal Servizio regionale per l’epidemiologia, sorveglianza e controllo delle malattie, il cosiddetto Seresmi, organismo creato in seno all’ospedale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, classificato quale istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs). Ci troviamo in una fase emergenziale – continuano i confederali – per questo non riteniamo opportuno contestare la scelta della Regione, che ha accentrato in un unico coordinamento la gestione delle Uscar. Tuttavia questa deroga deve essere superata in tempi brevi e comunque prima dell’esaurimento della fase 2, attribuendo centralità alle Asl e lasciando all’Irccs il solo ruolo istituzionale individuato nelle finalità di ricerca clinica e traslazionale nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta specialità. Vogliamo ribadire – chiosano i segretari sindacali nella nota inviata – che l’Uscar nasce come un organismo temporaneo, volto a gestire la fase di emergenza del Covid-19 e sarebbe rischiosa una sovrapposizione, con conseguente indebolimento dei servizi territoriali preesistenti”.