Soccorso urgente: mancano i presidi salvavita
Da Ina Camilli e Stefano Fabroni, dei Comitati civici del territorio Asl Roma 5, riceviamo:
In relazione alle immani tragedie che si stanno verificando sulle strade del territorio afferenti ai distretti sanitari di Palestrina e Colleferro, nelle quali perdono la vita giovani vittime che non hanno a disposizione un corretto e moderno soccorso di emergenza, vogliamo continuare a parlarne, anche quando cala il silenzio su questi drammi che coinvolgono l’intera comunità, esprimendo le nostre preoccupazioni affinché tali accadimenti non abbiano a ripetersi e la politica ponga in essere le misure che illustriamo qui di seguito. Il dottor Stefano Fabroni, in qualità di coordinatore del Comitato Salute e Ambiente Asl Roma 5 ed ex-medico anestesista rianimatore, che ha prestato servizio negli ospedali della zona, ritiene doveroso richiamare le disposizioni di legge che regolano le richieste di soccorso stradale: Sul luogo di un grave incidente stradale o di un’altra grave emergenza sanitaria deve arrivare, secondo protocolli scientifici oramai ultra decennali, un servizio di assistenza di alto livello, che comprenda anche il medico dell’emergenza a bordo dell’ambulanza. Qualora sia presente un ospedale, nelle immediate vicinanze deve esserci una elipiazzola, che assicuri la possibilità corretta, rapida e senza rischi, di far atterrare in qualunque condizione di tempo, l’eliambulanza. In un territorio grande e popoloso come il nostro, dovrebbero esserci almeno due ambulanze del 118 con infermieri a bordo ed almeno un’automedica per distretto. Tutto ciò per garantire al paziente la massima possibilità di rientrare nella cosiddetta “Golden Hour”, ovvero la maggior probabilità di sopravvivenza, nonché di avere meno esiti invalidanti. In queste dolorose circostanze, tutti noi abbiamo dovuto constatare che basilari e fondamentali dotazioni salvavita non esistono. Tali mancanze sono senza dubbio ancora più gravi se si considera che facciamo parte della Città metropolitana di Roma Capitale, il cui vicesindaco è anche il sindaco del Comune di Colleferro. L’ospedale Leopoldo Parodi Delfino non ha una zona di atterraggio dedicata all’elisuperfice e Ina Camilli, coordinatrice del Comitato “A difesa dell’ospedale di Colleferro”, chiede da tempo che fine abbia fatto il progetto, le promesse, di una sua sicura costruzione e cosa ne impedisce la sua realizzazione, necessaria anche alle aziende locali a rischio di incidente rilevante e per questo sottoposte alla Direttiva Seveso II (norma Ue per prevenzione e controllo rischi connessi a sostanze pericolose, ndr). La richiesta di questi indispensabili presidi per l’assistenza in emergenza viene in continuazione rinnovata dagli attivisti civici territoriali oramai da più di vent’anni, tramite manifestazioni, convegni, interviste radiofoniche e televisive, articoli mediatici, comunicazioni ufficiali alle varie istituzioni comunali, regionali e nazionali. L’intera problematica sanitaria del nostro territorio è stata ampiamente documentata in un esposto alla Procura di Tivoli nel 2015, ma quelle carenze a tutt’oggi, purtroppo, non solo non sono state risolte ma in generale sono addirittura peggiorate. Dopo grandi battaglie civiche, eravamo riusciti a far aprire un’elipiazzola a Subiaco vicino all’ospedale ma secondo recenti informazioni, l’Anac avrebbe bloccato il servizio per le notevoli problematiche organizzative non affrontate dalla Asl Roma 5 e quindi non sarebbe agibile. Cogliamo anche questa ennesima occasione per comunicare ai Sindaci, che sono le prime Autorità sanitarie locali, ai sindacati di settore e alle forze politiche tutte, che i comitati civici del territorio della Asl Roma 5 sono stati e sono sempre disponibili al confronto, al dialogo e alla collaborazione affinché con estrema urgenza si ponga fine all’attuale insensato degrado, che riguarda il basso livello di assistenza sanitaria pubblica in un territorio enormemente vasto, con circa 500.000 abitanti, più i visitatori e turisti e le migliaia di presenze che gravitano nelle grandi aree commerciali ed industriali (assoggettate alla Direttiva Seveso II). I soggetti pubblici ai quali ci rivolgiamo con questo comunicato non hanno finora avuto la “cortesia” di inviarci una risposta istituzionale. Auspichiamo che vogliano convocarci al più presto, come oltretutto era stato promesso nei periodi pre-elettorali. Invitiamo inoltre anche la cittadinanza a farsi parte attiva e partecipativa delle iniziative civiche che periodicamente facciamo nei nostri territori, perché senza la collaborazione dei cittadini diventa impossibile far rispettare i propri sacrosanti diritti costituzionali.
A proposito di silenzi e rifiuti delle Amministrazioni pubbliche alle istanze recenti, ricordiamo anche:
- Il silenzio sulla mancanza dell’Ostetricia nei distretti Palestrina Colleferro, per la quale è stato fatto anche un esposto alla Procura di Tivoli;
- Il rifiuto all’accesso agli atti per il verbale della recente riunione della Conferenza dei Sindaci e dei suoi allegati;
- E che ad un anno quasi dall’incendio dell’ospedale di Tivoli ancora non sappiamo nulla sulle relative responsabilità.