Sovraffollamento: storia antica ormai globalizzata

“Pazienti doloranti che aspettano dall´alba alla notte. Donne e uomini sistemati su vecchie poltrone con la gommapiuma a vista. Decine di anziani in barella, quando se ne trova una, a volte “sequestrata” all´ambulanza che li ha trasportati”. Sembra un articolo recente; in realtà è l’efficace cronaca di una visita in un pronto soccorso romano che Carlo Picozza riporta su Repubblica.it del 18 gennaio 2009. Cambiando ospedale la musica non cambia. Fin dal 2008 i medici dello Spes – sindacato professionisti emergenza sanitaria – promossero al San Giovanni di Roma il “Barella Day”, giornata di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema ed è del 2009 la delibera 821 della Regione Lazio che istituisce la figura del Bed Manager, facilitatore per la ricerca dei posti letto, un professionista adeguatamente preparato, presente in pronto soccorso per individuare i migliori percorsi di accettazione e dimissione pazienti. Nulla di fatto, sembra che nei pronti soccorsi romani, e non solo, si perpetui un sortilegio atto a far esplodere il caos a intermittenza.
Nel documento regionale, frutto dell’elaborazione di un gruppo di lavoro creato nel maggio dello stesso anno, si citano “i problemi di gestione dei flussi di pazienti che non rappresentano una criticità esclusiva dei dipartimenti di Emergenza e Accettazione, ma interessano l’ospedale nella sua interezza” chiamando in causa un coinvolgimento di tutte le realtà interne e forse è proprio qui il punto di caduta: la mancata interazione tra un settore e l’altro dei nosocomi, pressati da un piano di rientro e una politica di tagli che non consente “scambi di cortesie”. La delibera è chiara in tal senso “necessita uno strumento operativo che renda più efficace ed efficiente l’attività del pronto soccorso e dell’intero presidio ospedaliero” e tutte le realtà regionali si sono adeguate con propri regolamenti e atti interni che, a quanto pare, non si sono tradotti in azioni concrete. Scorrendo le pagine del “Libro Verde” che Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’Economia del governo Prodi dedicò alla spesa pubblica, nella sezione sanità a pagina 44, sono riportate le seguenti considerazioni: gli strumenti “generalizzati” di riduzione o contenimento dei costi, come l’imposizione di tagli uniformi di alcune voci di spesa, possono essere giustificati come inevitabili barriere di salvaguardia ma non garantiscono la soluzione più efficace (…). Occorre piuttosto, che l’offerta di prestazioni complesse non sia inefficientemente erogata da “troppi” fornitori. E ancora: l’entità dei costi fissi è tale per cui la riduzione dei posti letto, sebbene costituisca un intervento di razionalizzazione dell’offerta complessiva dei servizi sanitari, non può dare, tuttavia, rilevanti effetti di riduzione dei costi nel breve periodo. Suggerimenti chiari, autorevoli, con l’applicazione da parte delle Regioni, di provvedimenti di segno assolutamente opposto.

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