Il valore pubblico di un Istituto conquistato sul campo e rivendicato, con orgoglio e senso di appartenenza. Sono questi i contenuti del documento presentato, il 7 marzo scorso, nell’aula Poccia dell’Istituto per le malattie infettive di Roma “Lazzaro Spallanzani” dal direttore generale Francesco Vaia, ai soggetti direttamente o indirettamente coinvolti negli obiettivi aziendali (stakeholders). “Tre anni al servizio della persona”, questo il titolo della relazione delle attività del biennio 2020-2022 che ha visto lo Spallanzani al centro dell’attenzione internazionale, quale polo di ricerca e assistenza nella lotta al Covid-19 e non solo. I numeri parlano chiaro: 6500 ricoveri di pazienti affetti dal virus di cui 450 in Terapia intensiva; l’attivazione delle Uscar, unità di cura e assistenza domiciliare agli affetti da Sars-Cov2; il controllo, la comunicazione e una campagna vaccinale a tappeto contro l’infezione, con l’esportazione sul territorio di strategie diagnostiche all’avanguardia, insieme a terapie e farmaci innovativi. Un ulteriore primato l’Inmi lo registra nelle cure anti Covid grazie all’uso di antivirali e anticorpi monoclonali, per cui sono stati seguiti complessivamente 4000 pazienti, con 7245 accessi ambulatoriali nel solo 2022, con una percentuale di persone prese in carico superiore del 16,7% rispetto all’anno precedente. E non finiscono qui i grandi numeri nel contrasto alla pandemia: l’Istituto è uno dei pochi centri regionali che seguono gli assistiti nel percorso di riabilitazione con l’ambulatorio per il long Covid, ovvero per chi manifesti conseguenze dopo la patologia, caso non infrequente. C’è infatti la possibilità di seguire un programma specifico – il cosiddetto Pac, ‘pacchetto’ di prestazioni – modalità organizzativa prevista con una determina della Regione Lazio del 30 dicembre 2021 che consente di effettuare analisi, visite ed esami complessi, garantendo al paziente la presa in carico con inquadramento multidisciplinare. Tra i risultati di eccellenza, lo Spallanzani si pone in primo piano per la ricerca scientifica, campo in cui ha qualificato in questi anni ancora di più i propri risultati, con un indice elevato di valutazione delle proprie pubblicazioni su riviste internazionali. Motto dell’Istituto è “la persona la centro”, che coniuga le ottime prestazioni in svariati campi con l’umanizzazione dell’assistenza. Un valore questo, che l’Inmi ha avuto modo di mostrare agli occhi del mondo nella notte del 29 gennaio 2020 quando, di fronte a uno sconosciuto, terrificante e incombente pericolo, accolse la coppia di turisti cinesi, i primi due casi di Covid nel nostro Paese, curandoli e portandoli alla guarigione, diventando immediatamente il polo di riferimento per antonomasia nella lotta al virus.

 

Commenti Facebook:

Commenti