Spallanzani, mozione del Movimento 5 stelle
Non ha tregua l’apriscatole dei portavoce del Movimento5 stelle alla Regione Lazio. Dopo gli 11 fascicoli di inchiesta aperti, numerose interrogazioni sulle Asl regionali, i blitz alle case della salute di Sezze e Pontecorvo, con strascico di inevitabili polemiche, l’attenzione si è concentrata sull’Istituto nazionale per le malattie infettive – Inmi Spallanzani – che assomma alla precedente anche la qualifica di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. La storica struttura romana, sulla via Portuense, un tempo azienda unica insieme al confinante San Camillo e al vicino Forlanini, negli anni ha avuto una inarrestabile evoluzione assumendo, nel 2003 lo status di polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo e per la Sars, sindrome respiratoria acuta grave. Peccato che, secondo quanto documentato nella mozione 191 che il M5s ha presentato il 7 maggio al Consiglio regionale, la grande struttura ad alto isolamento non sia a tutt’oggi ancora agibile, nonostante sia stata completata da anni. E spuntano, inquietanti, i nomi di Angelo Balducci e Diego Anemone, rappresentanti della cosiddetta “cricca” che, secondo i giudici lucrava sui “Grandi eventi” e che ha visto da ultimo, sequestrato il Salaria Village di Roma. A società a questi riconducibili sembra sia stata affidata la realizzazione dell’avveniristico laboratorio che forse rientrava in quel “sistema gelatinoso degli appalti”. La copiosa relazione predisposta da Davide Barillari e DevidPorrello, membri della commissione regionale Politiche sociali e salute, prende in esame inoltre la presunta inosservanza di norme a tutela di lavoratori fortemente esposti a rischio infettivo – l’ospedale cura, fra gli altri, i malati di Aids – l’affidamento a ditte esterne di numerose attività “anche senza evidenza di vantaggio economico”. E ancora, processo agli eccessivi carichi di lavoro, cooperative sottopagate, mancanza di aggiornamento per i più esposti al contagio e la cattiva gestione della farmacia, con un eccessivo accumulo di rimanenze e acquisti non giustificati. L’attenzione si concentra anche sulle nomine di alcuni dirigenti in violazione alle norme o, addirittura mancanti di requisiti e/o senza posto in organico. Gli strali maggiori si concentrano poi sul sistema di nomine, incarichi, passaggi di categoria, sistema premiante e consulenze che, secondo quanto riportato, sarebbe avvenuto generando disparità, nonché sulla gestione di liberalità derivanti da attività terze, quali la messa a reddito di spazi. Regnerebbe su tutto un perenne conflitto di competenze, il tutto peggiorato da una ondivaga proposizione di delibere approvate poi sospese, di cui era stata inibita la consultazione come previsto dal diritto all’accesso. Tornando ai problemi sanitari, i portavoce chiedono inoltre al presidente della Regione Zingaretti una verifica sull’incidenza di infezioni ospedaliere a danno dei trapiantati, legate agli eccessivi carichi di lavoro e al prolungamento degli operatori in servizio oltre le 12 ore.