Spallanzani: ricerca “avanti tutta”
Il risultato è straordinario ed è comprensibile la soddisfazione con cui i vertici dell’Istituto Spallanzani di Roma hanno annunciato al mondo, in una conferenza stampa a ridosso del Capodanno, che l’infettivologo siciliano Fabrizio Pulvirenti è “Virus-free” e dimesso in data 2 gennaio 2015 in ottime condizioni generali. E ora si alza il tiro: la sfida contro “Makona Inmi 1” – questo il nome scientifico del virus, depositato al National Center for Biotechnology Information del National Institute of Health in USA – vede tutte le attenzioni concentrate sull’apertura del super laboratorio blindato di massima sicurezza “Bsl4” che da tempo attende di entrare in esercizio nell’Istituto di via Portuense. Nella palazzina decentrata ingressi a chiusura ermetica, telecamere dovunque, rilevatori di impronte digitali. I corridoi che conducono nelle segrete stanze, con i cartelli che allarmano sull’alto pericolo di contaminazione, testimoniano che ci si trova nel massimo del protocollo del pericolo, l’unico in Italia, uno tra i pochi al mondo. Interessante è valutare il contesto in cui tale scrigno è stato realizzato. L’idea arriva da lontano. Fu il dottor Guido Bertolaso, nel 1996, a lanciare l’idea di un super ospedale pronto a tutte le sfide “l’Hilton della sanità regionale”, lo definì il volitivo commissario dell’epoca, medico tropicalista, scelto dall’allora ministro della Sanità Elio Guzzanti e dall’assessore regionale Lionello Cosentino per guidare il nosocomio e gestire il “non facile divorzio dall’attiguo San Camillo”, di cui faceva parte in un’unica azienda ospedaliera. Consapevole della facilità di rapporti intessuti negli anni con il mondo politico, che gli consentiva di “bussare a Bruxelles e in altre sedi estere per reperire fondi”, Bertolaso sembra aver raggiunto il suo scopo. L’Istituto Spallanzani è oggi considerato una struttura all’avanguardia mondiale nella lotta alle epidemie e agli attentati bioterroristici, tema purtroppo di grande attualità in questi giorni. Così, recuperando insospettabili disguidi tecnici legati a problemi di collaudo, il super laboratorio può dirsi completato ma per l’apertura bisogna ancora attendere. A dicembre sono arrivati esperti Nato e dell’Ambasciata Usa a visitare il centro, che dovrà intervenire in caso di rischi di epidemia e attentati di bioterrorismo e mettere a disposizione 10 posti letto blindatissimi, con schermi appesi alle pareti per seguire i pazienti. Fosse stato già aperto, avrebbe ospitato Fabrizio Pulvirenti durante la sua lotta alle febbri emorragiche di Ebola. Ma una super struttura come lo Spallanzani, solleva anche un problema di compatibilità economica, in una regione in piano di rientro dal 2008, costretta a tagliare posti letto, servizi e a chiudere ospedali uno dei quali, guarda caso, a meno di 100 metri dall’Istituto.