Spesa sanitaria, in Europa siamo i più avari
“Per la salute spendiamo meno degli altri paesi, sia in valori assoluti sia rispetto al Pil, nonostante il Pil italiano sia tra i più bassi”. È questa la conclusione cui giungono i rappresentanti della Cgil funzione pubblica del ministero della Salute che ribattono, punto per punto, ai dati presentati dal ministro Renato Balduzzi nella conferenza stampa dello scorso 19 dicembre nella nuova sede del dicastero all’Eur. Nell’articolato documento “Uscire dalla crisi: chiarezza sui numeri della sanità”, ricco di grafici, analisi, dati, raffronti, il titolare del dicastero della Salute parte dal finanziamento del Servizio sanitario nazionale esaminando il trend della spesa sanitaria e la sua incidenza sul prodotto interno lordo. Si sofferma poi sull’andamento dei costi sanitari prima e dopo la spending review e i disavanzi regionali, valutando l’azione degli amministratori e/o commissari regionali rispetto alla riduzione dei posti letto. Se in tal senso i risultati sono, secondo i pareri governativi, allineati ai 4 letti su mille abitanti, standard previsto dal Patto per la Salute 2010-2012, insufficiente è invece il livello dell’assistenza domiciliare, aumentata nel triennio 2007-2009 soltanto dell’11% andando a coprire soltanto il 3,7 della percentuale di anziani assisiti, che nelle regioni commissariate scende al 3,3. I lavoratori del ministero della Salute, riuniti sotto la sigla Cgil, si rivolgono al presidente del Consiglio Monti, presente alla conferenza, “in difesa del servizio sanitario nazionale che molti vorrebbero abolire” e offrono un raffronto della nostra spesa per la salute, rispetto a quella di paesi europei quali Austria, Finlandia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Svezia. La spesa media è intorno al 9% rispetto al Pil, con picchi più alti nei paesi che adottano un modello mutualistico (Austria, Germania e Francia) rispetto a quelli che si basano sulla fiscalità generale, mentre in Italia è del 7,10% con un costo procapite di 1.842 euro annui. I rappresentanti Cgil, oltre a stigmatizzare il sistema mutualistico, mettono in guardia dal possibile ricorso alle assicurazioni sanitarie private, possibilità evocata interpretando le parole di Mario Monti che, in un recente convegno ha messo in dubbio la futura sostenibilità per il servizio sanitario nazionale così come è strutturato ora.