Stalking, sportelli in aiuto per vittime e carnefici
Nasce con un preciso richiamo all’articolo 32 della Costituzione, la proposta di legge regionale numero 11 del 12 maggio 2010 “Misure per prevenire e contrastare l’insorgenza e la diffusione dello stalking”. Il diritto alla salute, fisica e psichica dei cittadini è la prima preoccupazione dei proponenti, Claudio Bucci e Isabella Rauti che pongono l’accento, nell’articolato del testo, non solo sulla difesa e il sostegno delle vittime ma sul recupero degli autori dei comportamenti molesti. Saranno le Asl, con appositi servizi e personale specializzato, a garantire il sostegno alle vittime; avranno inoltre il compito di misurare il fenomeno inviando i dati all’Osservatorio regionale, previsto dalla normativa, con compiti di monitoraggio e consulenza. La proposta è all’ordine del giorno nella seduta della commissione Sanità del prossimo 9 febbraio; la sua approvazione sarebbe una garanzia per le vittime – nell’80 per cento dei casi donne – e per i centri anti stalking già attivi che rischiano la chiusura per penuria di risorse. Punta di diamante in questa attività di aiuto, consulenza e recupero è lo sportello donna dell’ospedale San Camillo di Roma, collocato nel pronto soccorso più frequentato d’Italia, gestito da una Onlus, aperto 24 ore su 24, che in due anni ha assistito oltre 700 donne. L’impegno della direzione generale dell’ospedale è per continuare questa esperienza rinnovando la convenzione con l’associazione. Legge regionale e i relativi finanziamenti sarebbero indispensabili in tal senso.
Anna, 46enne vittima di stalking attende da anni un provvedimento contro il suo persecutore
“Non voglio vendette, chiedo giustizia”
E’iniziato tutto l’8 settembre del 2009 e non è stato certo un armistizio. Anna – la chiameremo così – quel giorno ha presentato la prima, delle 20 denunce contro il suo aguzzino ma, a tutt’oggi, non vede ancora soluzione alle sue angosce. Nessun conforto per sé, i suoi familiari, la sua bimba e perfino gli animali di casa. Un crescendo di ingiurie, minacce, danneggiamenti, percosse. L’ultimo episodio un mese fa: 5 giorni di prognosi in pronto soccorso, provocati da quello che un tempo diceva di amarla, il padre di sua figlia, che le piaceva perché la faceva ridere, lei che fino allora aveva pianto. “Ci ho messo un po’ a realizzare: all’improvviso mi è caduto il mondo addosso. Conoscevo solo il bene, il mio lavoro, i miei figli. Lui mi ha rivelato un mondo parallelo, oscuro, ambiguo, perverso, spregiudicato”. Per questo Anna ha deciso di chiudere, tra mille sofferenze, quella storia cui teneva molto. Da allora non vive più. “Non ho paura per me, temo per la mia bimba. Soprattutto mi atterrisce la lentezza della giustizia. Il tribunale penale è rimasto inerte in tutti i sensi: causa rinviata sine die. Quello dei minori, cui ho affidato la tutela di mia figlia, va avanti con una lentezza esasperante. Così non si aiutano le vittime di soprusi, così si incoraggia il persecutore”.