La maternità surrogata – meglio conosciuta come utero in affitto – è reato universale. Con la legge approvata in via definitiva dal Senato il 16 ottobre, diviene perseguibile il reato di “surrogazione di maternità” commesso all’estero da un cittadino italiano e la decisione sta dividendo il Paese. La gestazione per altri (Gpa) sarà punibile per i connazionali, anche in uno stato estero in cui la pratica dell’utero in affitto è legale. È una materia delicata, che non può essere liquidata in una conversazione da talk show, tantomeno si può ricondurre il problema al mero scontro politico: è soprattutto un problema di coscienza. Lo sottolinea Ermanno Greco, presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), evidenziando che qualsiasi decisione su tale pratica “richiede riflessioni profonde e bilanciate”, evidenziando che la Sidr “ha sempre promosso un approccio etico e responsabile alla riproduzione assistita, incentrato sulla tutela della dignità della donna, della coppia e del nascituro”. Ė fuori da ogni dubbio, che “occorre considerare le implicazioni umane, sociali e scientifiche”, sostiene il professore che invita comunque a investire di più nella ricerca per sviluppare politiche che non solo prevengano abusi, ma che offrano possibilità concrete a chi vuole formare una famiglia. “Mi auguro che il progresso scientifico sia accompagnato da un’evoluzione normativa in grado di affrontare le sfide del nostro tempo, mettendo al centro la persona – scrive in un comunicato – non bisogna  dimenticare che la maternità surrogata non è appannaggio solo di coppie omosessuali ma rappresenta l’unica via per ottenere la gravidanza per quelle donne che hanno dovuto rimuovere l’utero per motivi oncologici”. E questo invita a una ulteriore riflessione che dovrebbe trovare ascolto sensibile. “Se da un lato si vieta questa opportunità – continua il presidente  – bisogna incrementare i fondi economici per il trapianto di utero, una tecnica che in Italia si può fare ad alto livello. Insomma, questa nuova legge non deve essere una ulteriore penalizzazione ai programmi di fecondazione assistita, procedura che offre altissime percentuali di successo, grazie a nuove tecnologie che sfruttano anche l’intelligenza artificiale, ma che ancora non viene opportunamente supportata dal nostro Servizio sanitario nazionale”.

 

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