Svendopoli: Roma batte Milano d’anticipo
Pio Albergo Trivulzio versus Pio Istituto di Santo Spirito. Il prestigioso patrimonio immobiliare degli ospedali romani, poi passato alle Asl e finito alla Gepra, società di gestione delle vendite, o meglio svendite, è passato di mano, naturalmente a prezzi irrisori e sembra ai soliti noti, almeno sette anni fa con un ricavato netto di 204 milioni di euro contro i 400 – 500 mila del reale valore.
E’ stata la trasmissione di Rai 3 “Presa diretta” a riportare alla luce la vicenda che, sul numero di Sirene edizione cartacea del febbraio 2004, raccontammo col titolo “Gioielli in vendita”. La c.d. valorizzazione del patrimonio immobiliare, ovvero immissione sul mercato di case, negozi e uffici nel centro di Roma tra il 2004 e il 2007 per produrre reddito, piuttosto che salvare una sanità in coma, si è rivelata l’ennesima occasione mancata per le casse di Asl e ospedali. Tutto è partito da una delibera regionale del 2003, che ha dato il via a un processo di dismissione annunciato da anni ma reso difficile dalle condizioni degli immobili. Abitazioni, negozi, laboratori, fondi rustici, terreni e aziende agricole a canoni irrisori, rendimento bassissimo, morosità pregresse ma anche abusi edilizi, cambi di destinazione d’uso, instabilità strutturale.
Beni ceduti con diritto di prelazione ai proprietari storici e con agevolazioni, per gli aventi diritto: 30, 40 per cento di sconto sul prezzo di mercato grazie a previsioni legislative statali. Dal ginepraio della documentazione incompleta, frammentaria e difforme dalla realtà, gli amministratori regionali dell’epoca hanno però potuto estrapolare norme per consentire alle unità di particolare pregio di essere destinate ad usi di pubblica utilità come sedi istituzionali e culturali. Palazzi a Tor di Nona, in via Panama, via della Scala (già Arcispedale del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum), via di San Paolo alla Regola – con ristorante al piano terra – l’immobile di piazza Sant’Eustachio sede del rinomato caffè, un complesso di edifici in via Panisperna e ancora, case cinquecentesche, antica proprietà della Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e tanto altro che evitiamo di elencare.
Quale di questi beni è, a tutt’oggi, in godimento alla collettività? Nell’aprile del 2009 i pm Roberto Felici e Roberto Colaiocco hanno sollecitato l’archiviazione dell’inchiesta allora in corso, non ravvisando ipotesi di reato in un processo di dismissione svolto secondo legge e con valutazioni di un soggetto esperto.