Tante fiaccole per Rossella, contro la violenza
Mobilitazione davanti al San Filippo Neri di Roma per l’infermiera uccisa dall’ex compagno
I più affezionati tra loro si chiamano Sanfilippini, si sentono una famiglia e, in effetti, per chiunque si trovi a frequentare il nosocomio del Trionfale, l’impressione che si ha è di grande affiatamento e solidarietà tra colleghi. Giovedì 7 settembre alle 19 erano in tanti davanti all’austero ingresso dell’ex sanatorio realizzato negli anni Quaranta, poi diventato ospedale, lustro di Roma nord. Lo hanno deciso immediatamente, non appena si è diffusa la ferale notizia dell’uccisione di Rossella Nappini, infermiera 52enne solare e competente, che dal 1993 lavorava nel nosocomio. “Una donna forte poi diventata fragile”, riflettono all’unisono coloro che le erano più vicini. Una fragilità che non è riuscita a fermare la mano del suo aggressore – che l’ha accoltellata nel pianerottolo del palazzo in cui viveva – e questo pomeriggio sono venuti in tanti a ricordarla, a elaborare il lutto, a cercare di rispondere ai tanti interrogativi a cui non c’è risposta. E hanno lasciato un segnale che per sempre ricorderà quella vittima innocente della crudeltà o forse della follia: una panchina rossa che insieme alle scarpe dello stesso colore collocate sulla scalinata d’ingresso deve rendere noto a tutti che la scia di sangue deve essere assolutamente interrotta, con tutti i mezzi. All’affettuoso spontaneismo dei colleghi, che non hanno esitato a sfilare con le fiaccole lungo via Martinotti, fino all’abitazione di Rossella, si sono uniti i rappresentanti delle istituzioni, dalla Asl Roma 1 alla Regione Lazio con il presidente Francesco Rocca, passando per Roma capitale con il sindaco Roberto Gualtieri e le organizzazioni sindacali. Il folle gesto, da quanto apprendiamo, era stato preceduto da alcune avvisaglie, come l’imbrattamento dell’auto di Rossella con lo spray e altri segnali poco tranquillizzanti. Alcuni anni fa, l’infermiera era stata in prima fila nella battaglia per la difesa della integrità del San Filippo Neri, minacciato dai tagli lineari attuati dalla Regione Lazio e, di fatto, declassato da azienda ospedaliera autonoma a presidio sanitario afferente alla Asl Roma 1, decisione che non ha minimamente scalfito la grande tradizione di buona sanità legata alla struttura.