Tecnopolo al Forlanini: “Zingaretti, ti scrivo…”
Tecnopolo al Forlanini. Dopo meditata riflessione, arriva la risposta dei cittadini all’annuncio di Unindustria di fare dell’ospedale la sede di un centro di ricerca e formazione pubblico-privato. La proposta, indicata dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti in una nota inviata al premier Mario Draghi, ha incontrato la perplessità dei comitati territoriali, da tempo in lotta per riconvertire il complesso a usi sociosanitari. I dubbi hanno preso forma in una lettera aperta al presidente Zingaretti, di cui riportiamo ampi stralci. “Dopo giorni di silenzio sulla proposta di Unindustria, sapientemente propagandata da numerosi media – esordiscono i firmatari della nota, tra cui Forlanini bene comune, Forum diritto alla salute e Società della cura – ci rivolgiamo a lei, sottolineando l’indeterminatezza e la contraddittorietà delle asserzioni di cui si sono fatti portatori i componenti del suo gabinetto”. Da tempo infatti è in corso un confronto tra il coordinamento dei comitati cittadini per il “Forlanini bene comune e proprietà pubblica”, di cui fa parte anche il sindacato pensionati Cgil, e funzionari dell’ufficio di presidenza regionale. Nel corso di tre incontri sarebbe emersa la disponibilità – anche questa mai ufficializzata – di realizzare all’interno del complesso una Rsa più una casa della salute e altri servizi sanitari, richiesti da anni in varie manifestazioni, non ultima la raccolta online di 120mila firme. “Negli anni abbiamo assistito al libero corso della fantasia regionale – attaccano ancora gli estensori dell’appello – che perfino con delibere e atti indirizzo ha ipotizzato per l’ex nosocomio le più svariate destinazioni, con molteplici proposte di cui si è perso il conto. Da ultima, anzi ora penultima, l’Agenzia europea per la ricerca biomedica”. Riassumendo, per la Regione Lazio il Forlanini sarebbe dovuto diventare, nell’ordine: casa internazionale dello studente, cittadella della Pubblica amministrazione, sede dell’organizzazione internazionale Ifad – specializzata nello sviluppo e nel finanziamento del settore agroalimentare dei paesi depressi – poi Agenzia europea per la ricerca biomedica, passando per possibile centro di start-up e innovazione. In sintesi, molte idee da cui trapela una reale pochezza di intenzioni. Ė questo il vulnus che i cittadini mettono in evidenza: “C’è una costante che è sempre stata sottintesa – sottolinea la nota – per la Regione al Forlanini si può fare di tutto tranne ripristinare i servizi sociosanitari, con corredo di strutture ad uso culturale; ciò di cui la cittadinanza ha estremo bisogno e che ha richiesto con manifestazioni, appelli e persino con un questionario online promosso dalla stessa Regione” (che a differenza di quello proposto da varie associazioni e firmato da 120mila sostenitori, ha raccolto però ben poche sottoscrizioni, ndr). I comitati fanno poi rilevare il peso delle carenze sanitarie riscontrate all’insorgere della pandemia, un flagello che “ha messo a nudo le gravi carenze sul territorio. È giunto il momento della chiarezza – si insiste ancora nella lettera – non crede sia l’ora di finirla con tutte queste ambiguità? Lei ha il diritto/dovere di prendere le decisioni, di assumersi le responsabilità di scelte chiare. La cittadinanza ha il sacrosanto diritto di sapere”. Nel tono perentorio è racchiuso il timore che “dietro l’apparente incapacità progettuale della Regione sulla sanità pubblica e l’esiguità delle risorse a questa riservate nel Pnrr”, si celi “un disegno di privatizzazione dei servizi”. La baldanza con cui la confederazione degli industriali ha annunciato alla cittadinanza il presunto, raggiunto traguardo starebbe a dimostrarlo. Poco può, in confronto, il solitario striscione affisso nella notte tra il 5 e il 6 giugno da ignoti, davanti all’ingresso dell’ospedale.