Tecnopolo, un coro unanime: “non al Forlanini”

Un pregio, la proposta di Nicola Zingaretti e di Unindustria, l’ha avuto. Unire un insieme di voci di varia estrazione e tendenza nel plaudere alla iniziativa di un centro di ricerca a Roma e, contestualmente, un netto diniego all’idea di collocarne la sede nell’ospedale Forlanini, chiuso dallo stesso Zingaretti il 30 giugno 2015 e rimasto inutilizzato. Per prima, la consigliera regionale Laura Corrotti, si è dichiarata favorevole al “Rome Technopole” come “hub universitario sulle tecnologie all’avanguardia, come investimento per i nostri giovani e il loro futuro”. L’esponente della Lega ha però precisato che “sottrarre alla cittadinanza l’ex ospedale Forlanini senza pensare al suo interno nulla che possa far riferimento all’ambito sanitario è quantomeno fuori luogo”. Corrotti, con molta nettezza fa riferimento alla necessità di servizi sanitari per il Lazio. “Se si vuole veramente investire nella sanità regionale – ha precisato in una nota – si parta da una vera una stagione di riaperture che vada pari passo con la campagna di vaccinazione e di contenimento dei contagi”. L’esortazione è chiara e si lega alla battaglia condotta in primo luogo dal professor Massimo Martelli, già primario di chirurgia toracica del nosocomio, che all’insorgere della pandemia da Covid aveva sollecitato una immediata riattivazione del corpo centrale dell’edificio da destinare ai ricoveri. Le condizioni strutturali di quell’ala di palazzo, secondo esperti che lo hanno visitato di recente, ne avrebbero consentito un immediato recupero, considerato che la Regione Lazio attualmente, ha destinato tale edificio a riprese cinematografiche, proiezioni estive di film con raduni notturni e discoteca, in tempi pre Covid. Sul tema sono intervenuti i candidati Pd alla presidenza dei municipi XI e XII – Portuense e Gianicolense – Gianluca Lanzi ed Elio Tomassetti, che hanno chiesto l’istituzione di un tavolo congiunto Comune, Regione e parlamentini locali “per arrivare a un progetto unitario e condiviso, considerate le azioni e le idee lanciate dalla cittadinanza che devono avere ora ascolto”.  Si è fatta sentire anche la Cgil, che da mesi in realtà a un tavolo con la Regione sta partecipando, affinché all’interno del complesso sia creata una Rsa, insieme a una casa della salute e altri servizi sanitari. “La Regione sostiene il Tecnopolo – scrive Rino Giuliani in un post sui social – un mix tra ricerca e formazione con intrecci fra università pubblica e produzione privata, con la solita gestione in cui, con gli investimenti pubblici guadagna il privato. Confindustria chiede e Zingaretti cambia opinione sul Forlanini – ribatte Giuliani – necessario al rilancio della sanità pubblica romana e pertanto, si aspetti risposte simmetriche e proporzionate”. Un intervento duro che presuppone una presa di posizione netta da parte del sindacato, come netto è il parere di Stefano Fassina, consigliere comunale di Sinistra per Roma e deputato di LeU – area politica del ministro della Salute Roberto Speranza – che si dichiara “perplesso” all’idea del Tecnopolo nel Forlanini. “Sarà un polo didattico di ricerca e trasferimento tecnologico nell’ambito della transizione ecologica, della trasformazione digitale, dell’agro farmaceutica e della salute – spiega ai microfoni di un’agenzia – tale progetto aiuterà il sistema produttivo e dovrebbe creare occupazione di qualità. Quello che lascia perplessi – continua Fassina – è la prospettata ubicazione, considerato che la Regione ha in piedi una trattativa sindacale con la Cgil e il Coordinamento comitati per il Forlanini bene comune. Fin dal 2016 c’era l’impegno di Zingaretti per la rifunzionalizzazione dell’intero complesso per funzioni prevalentemente sociosanitarie, grazie anche alla consultazione dei cittadini da lui promossa”. L’esponente di LeU si sofferma sull’importanza del Forlanini per la vita dei cittadini e invoca un chiaro pronunciamento della giunta regionale, in attesa che arrivino i nuovi eletti in comune e nei municipi. “Vanno ascoltate le richieste di decine di migliaia di cittadine e cittadini sull’utilizzo del Forlanini”, chiosa Fassina e la battaglia non sarà semplice, considerato che per l’uso sociosanitario si è schierato anche il candidato sindaco Carlo Calenda, pur apprezzando la proposta del tecnopolo. Duro anche l’intervento del gruppo di Potere al popolo, che stigmatizza la voglia di espansione dell’università  “che dispone già di 5 Atenei, di cui 3 Pubblici e 2 Privati e quattro centri di ricerca pubblica nazionali” è scritto in un comunicato “Regione e Confindustria – scrivono – investono soldi dove questi già circolano, sempre e solo per pochi e mai nell’interesse della collettività” e anche in questo caso si annuncia battaglia, contro “l’ ennesimo intreccio di interessi tra privati e Regione”. Sui fondi alle Università pone l’accento l’associazione Italia Nostra, da oltre mezzo secolo impegnata nella tutela storica e ambientale del patrimonio. “A Italia Nostra Roma risultano già finanziate sia imprese pubbliche e private sia le Università – riporta un post – mentre non risultano ancora fondi per le strutture sociali e culturali legate ai territori, sempre più carenti di risorse del Comune, più interessato a progetti faraonici di nuove periferie nell’Agro romano che ad altro. Italia Nostra – conclude lo scritto – informerà e chiederà ai cittadini di opporsi a un progetto contrario alle loro esigenze”. Fuori dal coro, e sorprendente per il suo candore, la dichiarazione di Maurizio Veloccia, vicecapo di gabinetto di Nicola Zingaretti, il funzionario che ha condotto le trattative del tavolo con Cgil e il Coordinamento dei comitati cittadini, assicurando l’attivazione di Rsa e Casa della Salute dentro il Forlanini. Su un noto social, l’esponente Pd già presidente dell’XI municipio, si compiace per la realizzazione della caserma dei Carabinieri in una palazzina del complesso che affaccia su via Portuense, progetto sostenuto dal 2010 dal professor Massimo Martelli, promotore di un piano di riconversione dell’ospedale sempre ignorato dalla Regione Lazio. “Dopo le parole e i progetti finalmente i fatti”, scrive Veloccia, subito contestato da alcuni cittadini che si chiedono che destino avrà tutto il resto del complesso lasciato abbandonato, tranne la piccola porzione ora destinata a caserma. Un gioco delle parti, come nella migliore tradizione italiana ma si sa, in campagna elettorale tutto torna utile. (Foto: panorama del Forlanini nel 1934. Archivio storico Inps)

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