Telemedicina: la sanità guarda all’Europa
È l’ultimo in ordine di tempo, ma non per importanza. Il progetto sperimentale di telemedicina denominato “Intel” ha preso il via nella Asl Roma F, in cui ricadono i comuni di Cerveteri e Ladispoli e consentirà di seguire a distanza nell’arco delle 24 ore, in collaborazione con il Bambino Gesù, due pazienti affetti da fibrosi cistica. Al termine dei sei mesi di sperimentazione, in cui sarà usata anche una webcam per entrare in contatto con gli specialisti dell’ospedale pediatrico, in base alla valutazione degli esiti si deciderà la sorte del progetto. Nel Lazio la medicina a distanza, praticata grazie alle nuove tecnologie, parte da lontano: è del 2002 la nota 349 dell’assessorato di via Rosa Raimondi Garibaldi, che sollecita le aziende ad adeguarsi alla tele diagnostica e teleassistenza. Lo chiede fortemente l’Unione Europea per questo, con delibera della giunta regionale 351 del 2003 si arriva a un primo finanziamento che diverrà operante soltanto nel 2009, dopo l’affidamento del servizio a una società altamente specializzata. A fare da apripista à l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma che dal 2008, con la cosiddetta “medicina virtuale” indirizzata a patologie cardiologiche, ulcere vascolari, crisi ipertensive e malati terminali, consente alla regione di risparmiare più di 700 mila euro nell’arco di 24 mesi, evitando 350 ricoveri, 66 giorni di degenza media e 82 accessi impropri in pronto soccorso. Il tutto basato su modelli operativi a garanzia della sicurezza della diagnosi e appropriatezza terapeutica. Una fetta importante della digitalizzazione nell’amministrazione sanitaria spetta ai referti on-line, migliorando in modo sostanziale il settore organizzativo più che l’aspetto clinico. Con il progetto “Escape” – finanziato per 5,5 milioni dalla Regione Lazio, per 2 dal Cnipa (Centro nazionale informatica nella pubblica amministrazione) e 800 mila euro dalle Asl – attraverso l’informatica si realizza l’integrazione della documentazione sanitaria, specie per quanto attiene ai referti, con notevole vantaggio per tutto il sistema. Da segnalare, nel campo dell’assistenza domiciliare, il progetto di “Ospedale virtuale” della Asl Roma A, che ha competenza sui quartieri del centro storico fino al IV municipio, passando per Prati, e coinvolge i pazienti bisognosi di cure a media e alta intensità, attraverso la collaborazione tra cooperative sociali, medici di famiglia e strutture distribuite sul territorio di appartenenza. Sempre per la cardiologia, vediamo in prima linea il San Camillo, San Filippo Neri, le università La Sapienza e Tor Vergata che, attraverso i propri dipartimenti, con programmi di esami e consulti a distanza, abbattono i ricoveri del 40 per cento. Di questo passo, forse sarà possibile rispettare la previsione dell’agenda digitale 2020 presentata di recente in Commissione europea.