Tiroide e grafia. Alla Cattolica se ne discutono le influenze scoperte in studio scientifico
La grafia di una persona può essere influenzata anche dalla tiroide: ricercatori dell’Università Cattolica – Policlinico Agostino Gemelli di Roma, hanno scoperto che uno squilibrio degli ormoni tiroidei provoca dei cambiamenti nel modo di scrivere del paziente, in particolare che l’ipertiroidismo, ovvero l’eccesso di ormoni tiroidei nel sangue, causa significative variazioni grafiche. La scoperta è frutto di uno studio clinico supervisionato da Alfredo Pontecorvi, direttore della Unità Operativa di Endocrinologia dell’Università Cattolica, coordinato da Giampaolo Papi e Salvatore Maria Corsello, in collaborazione con Lazslo Hegedus, presidente della Società Danese di Endocrinologia e con l’avvocato Cristina Botti, perito grafologo e segretaria dell’Associazione Grafologica Italiana (AGI). I risultati, presentati in anteprima al convegno nazionale dell’Istituto Superiore di Grafologia, sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica americana Thyroid, organo ufficiale dell’American Thyroid Association (ATA), la più autorevole al mondo in tema di fisiologia e patologia della tiroide. La scoperta è importante non solo in ambito medico, potendo contribuire a fare diagnosi di malattia tiroidea, ma anche in ambito legale. Infatti, spiega il professor Pontecorvi, “tali variazioni della scrittura possono avere forti implicazioni in ambito peritale e nel diritto civile, basti pensare, solo per fare un esempio, a un paziente che faccia testamento olografo mentre è in condizioni di ipertiroidismo: il documento testamentario potrebbe essere impugnato adducendo che si tratti di un falso, quando invece le variazioni di grafia sono riconducibili all’eccesso di ormoni tiroidei. Le modificazioni grafiche, dunque – concludono gli autori dello studio – dovrebbero essere annoverate tra i sintomi e i segni clinici di ipertiroidismo, accanto a quelli già noti e riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.