Trasparenza, trasparenza, trasparenza
É illuminante scorrere le pagine della relazione finale stilata dalla Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Ignazio Marino. Di particolare interesse ci sembrano le sezioni relative all’analisi sul ricorso alle consulenze esterne e ai fenomeni di corruzione nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Nel primo caso, si fa riferimento alle risultanze delle indagini compiute dalla Corte dei conti, tese a valutare l’entità del fenomeno e verificare l’esistenza di sprechi di risorse. Ebbene, il risultato è sorprendente: nel triennio 2006-2008 le sentenze contro la pratica degli incarichi “inopportuni” costituiscono il 10 per cento di tutte quelle emesse (28 pronunce su 280). Per quanto attiene al danno erariale, in concreto, nel 2008, a fronte di una spesa sanitaria pari a circa 148 miliardi, i costi delle consulenze ammontano a 790 milioni, pari a circa lo 0.50 per cento della spesa sanitaria complessiva. Una goccia nel mare, potremmo obiettare. Forse. Siamo sicuri però che sia stata sviscerata del tutto tale realtà sommersa? A nostro avviso, l’abilità di alcuni amministratori è in grado di superare la più minuziosa indagine, di annebbiare la più evidente realtà. Ce ne dà conferma la successiva lettura della relazione. Nella sezione inerente ai fenomeni di corruzione è evidente come tutto nasca da due elementi. Citiamo testualmente: “la mancanza di autonomia dell’amministrazione sanitaria, a fronte delle spinte che possono talora derivare dalla politica, in un settore dove si spende la gran parte delle risorse pubbliche a livello regionale, è certamente concausa delle cattive gestioni (…)”. E ancora, rispetto alle nomine delle figure dirigenziali non apicali, quali i direttori di struttura complessa di Asl e ospedali: “è emersa come abbisognevole di mitigazione la troppo ampia discrezionalità di cui gode il direttore generale, mediante introduzione di norme che privilegino maggiormente l’aspetto delle competenze professionali, ancor più decisive con riguardo a soggetti che certamente devono restare estranei a rapporti di fiducia e contiguità con gli organi di direzione politica”. Più chiaro di così! Adesso, dai buoni propositi, dalle affermazioni di principio si deve passare ai fatti. Nel Lazio le premesse ci sono. La trasparenza della Regione è uno dei primi impegni assunti dal presidente Nicola Zingaretti. “Senza trasparenza e partecipazione crescono la discrezionalità, l’arbitrio, la capacità di influenza dei gruppi di interesse prevale sulla garanzia dei diritti e degli interessi di tutti, aumenta il rischio quotidiano di abusi di potere, corruzione e illegalità” è scritto nel suo programma. Per questo crediamo che “le giornate della trasparenza”, la pubblicità degli atti, la rendicontazione periodica dell’azione di governo, la partecipazione civica non resteranno meri slogan programmatici ma diverranno concreta prassi istituzionale.